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Le spose infelici di Mario Desiati

Data: 14/11/2008
Categoria: Un libro a settimana
Lo scrittore martinese sembra davvero volerci dire qualcosa che va oltre la retorica pietistica dietro i temi dell“emarginazione sociale
S“intitola "Il paese della spose infelici" ed è pubblicato da Mondadori il terzo romanzo di Mario Desiati, giovane scrittore pugliese già caporedattore della rivista letteraria "Nuovi argomenti" e vincitore del premio Volponi per l“impegno civile, grazie al precedente e fortunato Vita precaria e amore eterno (Mondadori, 2006). Al centro del libro la vicenda di due amici, Veleno e Zazà, nati e cresciuti tra Taranto e Martina, nei casermoni di cemento dei quartieri popolari della zona 167 e le desolate gravine di campagna, dove le spose infelici del titolo andavano a gettarsi per sfuggire a una ben più desolante vita coniugale. Ma è soprattutto l“abnorme impianto dell“Italsider con i suoi fumi arancione a fare da sfondo alla difficile infanzia dei due protagonisti ed a condizionare le loro esistenze, quasi che quelle polveri inesorabili e disoneste potessero, penetrando nei polmoni, corrompere in qualche modo l“essenza delle loro anime. Questo mood grave pervade tutta la storia e i personaggi che dentro vi snodano i loro tristi vissuti. L“ingenua eppure sincera goliardia dei ragazzini che corrono sui campi di calcio improvvisati di Pezza Mammarella, con le magliette sudate dell“Esperia, si trasformerà ben presto nella rabbia disperata benchè immotivata delle cinghie e dei bastoni mulinati sugli spalti di uno stadio; le aspettative dell“operaio per un posto al Siderurgico diverranno i tormenti di un figlio morto con la siringa ancora nel braccio, la lotteria quotidiana di portare a casa tutte le membra a posto, dopo il lavoro. "Grande Siderurgico dei nostri genitori, che ti sei mangiato mezzo Esperia, mezza Taranto, mezza Martina e mezzi cuori nostri, abbi pietà di noi" è la preghiera di Veleno, la rivendicazione del suo "diritto alla nostalgia". Nostalgia per gli amici persi lungo la strada della vita, per un passato certo più roseo del destino insidioso che attende dietro l“angolo, perchè "quando tutti i luoghi trascorsi ti sembrano meglio di quello che vivi, vuol dire che ti stanno uccidendo e tu stai trapassando". Nostalgia per una donna, Annalisa, la madonna randagia che Veleno ama fino all“ossessione, perennemente in bilico tra follia e santità, tra perdizione e salvezza. Segnaliamo questo libro perchè, con sguardo lucido e penna tagliente, questo trentunenne scrittore martinese sembra davvero volerci dire qualcosa che va oltre la retorica pietistica dietro i temi dell“emarginazione sociale e ricordarci che periferia può essere l“inedia del nostro cuore, lo straniamento delle nostre speranze, l“inadeguatezza del nostro essere.


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