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In Puglia meno immigrati, ma più scolarizzati

Data: 30/10/2008
Categoria: Altre News
Presentato giovedì 30 ottobre il dossier Caritas Migrantes. La regione si conferma terra di passaggio. Le presenze si concentrano nelle province di Bari e Foggia, dove sono impiegati nel settore agricolo. Crescono gli iscritti a scuola: 7 mila in più negli ultimi 8 anni
Diminuiscono le presenze delle persone immigrate in Puglia passando da 73.000 a 70.000, quasi esclusivamente presenti nelle province di Foggia e Bari. Il dato, secondo il dossier Caritas Migrantes, sarebbe attribuibile a diversi fattori: dalla crisi dei principali comparti economici pugliesi, al precariato, alla identificazione del territorio pugliese come terra di passaggio, dal sud al nord del Paese. Nonostante la crisi economica, nel 2007 gli occupati del settore agricolo, risultano per il 28,7% rappresentati da persone immigrate. Sensibile l“incremento nelle campagne del foggiano dove il saldo occupazionale, cioè la differenza tra persone assunte e persone che hanno cessato di lavorare, è particolarmente positivo e pari al 41,3% dei saldi a livello regionale. Il dato diventa ancora più significativo se affiancato a quello delle classi di età: nella provincia di Foggia si registra infatti una popolazione immigrata molto giovane (18-29 anni) che ha scelto di costruire il proprio futuro in Puglia. Differente la situazione per le assunzioni femminili. Infatti, mentre il dato nazionale delle nuove assunzioni si attesta intorno al 45,6%, quello regionale scende a 38,3%. Differenti i dati riferiti alla scolarizzazione. Negli ultimi 8 anni si registra un notevole incremento del numero di iscritti quasi 7.000 unità in più. Il dato se raccordato alla netta diminuzione della dispersione scolastica pugliese, fa rilevare un fenomeno interessante. Secondo il dossier, infatti, sarebbe il risultato di pratiche di integrazione e di un serrato lavoro sull“intercultura che caratterizza da anni la scuola pugliese. Bari e Foggia detengono il primato degli studenti immigrati, nel barese più presenti gli albanesi, nel foggiano i romeni. L“incremento riguarda soprattutto la scuola secondaria: negli ultimi otto anni, infatti, si sono registrate ben 1.768 iscrizioni in più. Il dato è interessante perchè conferma che una parte rilevante di questi alunni è nata e cresciuta in Puglia. Rispetto alle scelte riferite alla tipologia di studio prevalgono gli istituti professionali e tecnici anche se per nulla trascurabile è la percentuale di iscritti al liceo classico nella provincia di Taranto, la più alta di tutto il territorio nazionale (20%). L“attenzione ai bisogni culturali e al sapere delle persone immigrate è confermata da una serie di iniziative, sul territorio regionale, coordinate da Teca del Mediterraneo, che include progetti volti all“apertura interculturale delle biblioteche con modelli innovativi e di cooperazione tra biblioteche e centri di documentazione, la produzione di bollettini, curati da cittadini immigrati. Povertà e immigrazione: un nodo da approfondire Molte le persone immigrate che si rivolgono ai centri Caritas pugliesi, per la maggior parte uomini, di nazionalità romena, soprattutto nel periodo estivo. Sono oltre 3.000 le persone che dall“aprile al settembre 2006 si sono rivolte in Puglia ai 44 centri di ascolto della Caritas. Il 66,1% sono persone immigrate con un“età media di circa 33 anni prevalentemente uomini, romeni, nel periodo estivo che è quello a maggiore concentrazione di lavoratori stagionali. Dai dati emerge un identikit chiaro, non solo delle persone immigrate che si rivolgono per necessità, ai centri di ascolto della Caritas, ma anche di una Puglia che difetta ancora molto in risposte e servizi per i cittadini immigrati. Il dato della presenza di persone immigrate si fa più interessante se rapportato a quello degli italiani che si rivolgono alle stesse strutture. Infatti, spesso la differenza è rappresentata dal titolo di studio. Mentre le persone immigrate pur avendo un titolo di studio medio alto (10,9%) e alto (1,8%), non riescono ad inserirsi nei sistemi produttivi pugliesi, lamentando soprattutto la necessità di un lavoro, gli italiani che hanno accesso ai servizi di ascolto della Caritas hanno spesso un titolo di studio basso, confermando la tendenza che ancora una buona istruzione può rappresentare occasione di lavoro nella regione.


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