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Non solo emergenza: la Puglia dice sì alle cure per gli stranieri irregolari

Data: 31/07/2008
Categoria: News Regione Puglia
Lo ha deciso un emendamento al piano regionale della salute. Presto si trasformerà in legge regionale. Vendola: ''Mi sorprende che sia rivoluzionario fare in Italia una cosa che ha a che fare con la dichiarazione dei diritti dell'uomo''
Che la Puglia si spinga in avanti in materia di accoglienza, non è argomento solo di questi giorni. Se alcuni provvedimenti come quello in fase di lavorazione dall“attuale assetto governativo regionale, risulta ai più rivoluzionario, lo si deve senz“altro al contesto storico nazionale in cui va a calarsi. Il riferimento è alla nuova proposta che presto dovrebbe diventare legge regionale secondo la quale anche gli immigrati clandestini "temporaneamente presenti" sul territorio hanno diritto all'assistenza sanitaria gratuita. L“attuale normativa nazionale consente che ai clandestini siano attribuite misure sanitarie legate al cosiddetto codice "STP", che consente allo "straniero temporaneamente presente" di usufruire delle cure d“emergenza. Dunque un immigrato senza permesso di soggiorno ha diritto a essere curato in un presidio di pronto soccorso senza correre il rischio di essere denunciato. Con l“emendamento presentato dalla giunta Vendola, il criterio d“emergenza si estende a tutte le modalità di cura. La motivazione è il contenimento delle situazioni di estrema gravità a cui spesso incorrono i clandestini per il timore di sottoporsi a cure a causa della situazione di clandestinità. L“emendamento al piano regionale della salute, presentato dalla giunta, ha suscitato non poche polemiche con il chiaro "no" da parte della minoranza di centro destra che non lo ha votato in Consiglio regionale. "Il concetto è questo: curare prima l“immigrato per curarlo meglio e a minor costo. Sullo sfondo, una scelta di solidarietà a tutto tondo che ha fatto la Puglia, non da oggi ma da diverso tempo" spiega l“assessore regionale alle politiche della salute Alberto Tedesco. Insomma il concetto è chiaro: si parla di "presa in carico, da parte dei medici di medicina generale, dei cittadini stranieri temporaneamente presenti in Puglia senza permesso di soggiorno". Nuovi diritti, dunque, che non rispondono solo a criteri umanitari e sociali ma anche economici. Un paziente italiano, assistito dal medico di base, costa al sistema sanitario circa 70 euro al mese. Trascurare le cure essenziali può portare a situazioni più gravi che richiedono interventi più costosi come ad esempio il ricovero, che, garantito già oggi anche ai clandestini con il codice "STP", costa molto di più. Sarebbero previsti anche l“assistenza dei medici di guardia, altro punto essenziale dell“emendamento, e un fondo di 800mila euro, destinato ogni anno alle cure dei cittadini senza permesso di soggiorno. "Si conferma che la Puglia è una terra d“accoglienza - dice Silvia Godelli, assessore regionale al Mediterraneo chiunque sia in Puglia, che sia per breve o lungo tempo, ha diritto alle prestazioni sanitarie. Gli immigrati sono una parte costitutiva della nostra realtà, anche gli immigrati clandestini, che spesso, per esempio, lavorano senza contratto nelle nostre campagne: se fanno parte del nostro tessuto sociale, è giusto che il tessuto sociale si prenda cura di loro". Del resto la cronaca degli scorsi giorni dà ulteriore man forte alla coraggiosa norma regionale. Nella città capoluogo infatti è morto un bambino di tre mesi per una circoncisione fatta in casa senza alcun accorgimento medico. I genitori, entrambi nigeriani, l“avevano affidato a una sorta di "santone". "Con questa legge - dice l“assessore Godelli - un caso del genere si sarebbe potuto evitare, poichè anche la circoncisione, oltre che un fatto culturale, è una questione medica". Intanto la preannunciata legge andrà a coprire un“assenza normativa regionale non solo pugliese ma di quasi tutte le regioni italiane giacchè la parte del testo unico sull“immigrazione, che obbliga le regioni a individuare "le modalità più opportune per garantire le cure essenziali e continuative", è di fatto disattesa. Se questo emendamento dovesse essere accolto e poi trasformarsi in legge regionale, oltre a recuperare il ritardo rispetto alla legge, si sancirebbero nuovi diritti.


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