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"Serve un piano anti-fame" Ma i Grandi litigano su tutto

Data: 04/06/2008
Categoria: Altre News
La Fao: basterebbero 30 miliardi all'anno per vincere l'emergenza Sarkozy raddoppia il contributo. Zapatero chiede dove vanno a finire i soldi.
L'accordo è totale, ma solo sulla malattia: tutti, capi di Stato e di governo, esperti, funzionari della Fao e militanti delle Organizzazioni non governative, concordano che la crisi alimentare è un'emergenza drammatica. La diversità nelle visioni del mondo viene fuori subito dopo, quando si devono individuare le cause e delineare una cura. Al vertice dell'agenzia Onu per l'Alimentazione e l'agricoltura l'allarme è condiviso, ma è l'unica cosa. Nelle dichiarazioni di ieri, giorno di apertura, in realtà c'era qualche sfumatura di intesa almeno sul concetto di disastro: sia Giorgio Napolitano che Luis Zapatero, per esempio, concordano sulla necessità che ci sia un governo della globalizzazione. » un passo avanti che solo qualche anno fa poteva sembrare rivoluzionario, eppure adesso è quasi un luogo comune: per usare le parole del capo dello Stato, "in tema di sicurezza alimentare non basta fare affidamento solo sui meccanismi del libero mercato". Meno economico e forse più popolare risulta l'accordo di Silvio Berlusconi e Jacques Diouf su una frase che sembra tratta da manifesti elettorali: "Meno parole, più fatti". Poi però all'invito seguono decisioni modeste. Da parte del direttore della Fao un nuovo, ennesimo appello: bisogna trovare 30 miliardi di dollari l'anno. Da parte del presidente del Consiglio italiano c'è invece la proposta di "togliere i vincoli dell'Unione europea per gli aiuti ai paesi poveri". In altre parole, la solidarietà internazionale sarebbe esclusa dal bilancio dello Stato per quanto riguarda i parametri di Maastricht. A suo tempo la stessa proposta era stata fatta dalle Ong, che però chiedevano anche un controllo sulla spesa degli aiuti. Ieri Berlusconi ha spiazzato tutti facendola propria. Superata la sorpresa, molti militanti hanno sottolineato il rischio che senza regole internazionali la cooperazione possa diventare un'arma, cioè che sia vincolata ad affari specifici, a politiche di liberalizzazione o di privatizzazione selvaggia. Il piano Berlusconi ha trovato d'accordo anche Ban Ki-moon, il quale ha una sua strategia con misure e breve e lungo termine per fermare i prezzi degli alimentari. Il progetto del segretario generale però incontra gravi perplessità nelle organizzazioni di base. Ban spinge per una "rivoluzione verde", mettendo l'accento sulle tecnologie e sulle liberalizzazioni dei commerci, all'interno del Wto: è un approccio diverso da quello tradizionale Fao e soprattutto - dice l'esperto di una Ong - "è il frutto di tante pressioni delle multinazionali, che al Palazzo di Vetro trovano più ascolto che a Roma". Ban Ki-moon aveva già tentato di "avocare" il tema della fame al segretariato nella riunione tecnica dello scorso aprile a Berna, ma il suo assalto - racconta un alto funzionario - era stato respinto. Il segretario ha ottenuto ora la sua rivincita, trasformando il vertice in un avvenimento non più della Fao ma dell'Onu tout court e di fatto imponendo una visione della sicurezza alimentare come "emergenza" e non più come problema strutturale. » un modo per aprire la strada alle sempre ribadite richieste americane: acquisto dei surplus occidentali da parte della comunità internazionale e via libera per gli Ogm. Prospettiva che le Ong non gradiscono, come dimostrava lo striscione di 200 metri aperto dagli attivisti di ActionAid in mattinata e fatto chiudere dalla polizia, che recitava: "No al business della fame". Il disaccordo regna su tutto il resto: sui biocarburanti Lula difende la scelta fatta dal Brasile e trova il sostegno americano; l'egiziano Mubarak ricorda che "non si devono togliere cereali all'alimentazione umana"; l'argentina Kirchner attacca sull'inefficienza della distribuzione, il senegalese Wade riprende la sua polemica sull'istituzione Fao che "tratta come mendicanti" i paesi poveri. Per il momento all'appello di Diouf rispondono solo Nicolas Sarkozy e Zapatero: il primo raddoppiando gli aiuti francesi, il secondo unendo a nuovi stanziamenti un nuovo vertice in autunno che metta a punto una "carta della sicurezza alimentare". Che è come dire: paghiamo volentieri, purchè sia chiaro in anticipo dove finiscono i nostri soldi.


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