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Greenpeace: il dopo estate di Plastic Radar e la mappa del degrado

Data: 21/09/2018
Categoria: Altre News

Dalla campagna estiva contro l’abuso di plastica, a cui hanno contribuito tanti cittadini,  dati preoccupanti sull’inquinamento da “usa e getta”. “Arma fondamentale rimane l’educazione a un riciclo consapevole”

Li usiamo per un solo minuto ma se mal gestiti potrebbero rimanere nell’ambiente perfino per secoli. E il problema, dice un nuovo report di Greenpeace, è che sono gli oggetti più comuni ritrovati fra le spiagge e i mari italiani: il 91% dei prodotti di plastica recuperati quest’estate era infatti “usa e getta”. A raccontarlo sono gli stessi cittadini che durante un periodo di tre mesi hanno partecipato al progetto “Plastic Radar” di Greenpeace, ora concluso: erano stati invitati a segnalare via WhatsApp, con foto e posizione, i rifiuti di plastica lungo gli arenili. «La risposta è stata un successo» dice Giuseppe Ungherese responsabile della campagna Inquinamento dell’associazione: «Oltre 6.800 segnalazioni da tutto lo Stivale, la maggior parte dall’Adriatico». Più di tremila persone hanno usato lo smartphone contro il degrado. Aiutando Greenpeace non solo a ripulire ma anche a tracciare un quadro abbastanza ampio, anche se privo di un vero valore scientifico, sul tipo di inquinanti nelle nostre acque.

Il dato più preoccupante riguarda proprio l’abuso enorme di “usa e getta”, dalle bottigliette di plastica che rappresentano più di un quarto degli oggetti ritrovati, passando per confezioni alimentari (9%) sino ai classici sacchetti (4%). Una singola bottiglietta utilizzata per bere pochi sorsi può rimanere nell’oceano anche 450 anni. Il polimero più comune ritrovato rimane dunque il Pet, polietilene utilizzato per le bottigliette. Anche su questo Greenpeace preme sulle imprese e pare aver già trovato risposte: da pochi giorni Assobibe, associazione dell’industria di bevande analcoliche, si è presa l’impegno di usare entro il 2025 solo confezioni in materiale riciclabile (non tutte le plastiche lo sono). La prima risorsa nella lotta all’inquinamento da plastica rimane però l’educazione a un riciclo consapevole: l’idea di coinvolgere i cittadini nel progetto “Plastic Radar”, che sarà forse replicato anche la prossima estate, è infatti proprio quella di sensibilizzarli nei danni potenziali di una cattiva gestione dei rifiuti.

Oltre 2300 utenti, da Venezia a Lecce, hanno rinunciato a qualche selfie per inviare scatti di immondizia dall’Adriatico, in 1500 hanno fatto lo stesso dalla Ionio e dal Tirreno, mentre altre segnalazioni sono arrivate da Liguria e isole. Dalle indicazioni si è poi passati al recupero del materiale segnalato.MMB

 

 

 

 

 

Fonte: La repubblica



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