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LA STORIA.I bambini albini di Tanzania e il miracolo di Suor Carla

Data: 06/09/2018
Categoria: Altre News

In questa zona dell'Africa vive la comunità albina più numerosa; i piccoli nati con una deficienza di pigmentazione, non solo vittime del sole equatoriale sono anche oggetto di atrocità a causa della loro pelle diversa. Per proteggerli nascono una casa e una scuola, oggi frequentata da tutto il villaggio: un miracolo di impegno e volontariato.

Tanzania, Africa Orientale. E’ questo lo Stato in cui si concentra il più alto tasso di albini al mondo, circa 30 mila persone sono colpite da un’anomalia congenita che non permette al corpo di produrre melanina. Ed è da qui che inizia il dramma di questa popolazione; la maggior parte di loro infatti sono vittime del cancro alla pelle che li colpisce a causa del sole cocente dell’Equatore, molti altri fatti a pezzi dagli squadroni della morte pronti a tutto pur di vendere parti del loro corpo a stregoni locali. In Tanzania e in quasi tutta l’Africa australe, gli albini sono considerati essere maligni. Una maledizione per le famiglie, una benedizione per i fattucchieri che mischiano braccia, mani e piedi all’interno di calderoni magici usati per attirare fortuna e ricchezza. Nei villaggi dove non c’è luce , nè acqua, gli squadroni entrano di notte nelle capanne, armati di macete, amputano, violentano, rapiscono, uccidono. In mezzo a tanto orrore inizia la storia di luce di Madre Carla Rebolini. Chiamata a Tabora in aiuto dall’arcivescovo Paoul Ruzoka. La religiosa è vinta dai dubbi,  Ma l’arcivescovo insiste, spiegando che questi bambini il più delle volte vengono abbandonati dalle proprie famiglie e cacciati dai villaggi. Proprio per questo si era rivolto a loro, che sono le «Suore della provvidenza per l’infanzia abbandonata».

Ed eccole in Africa, dove l’arcivescovo consegna loro una piccola casa isolata, senz’acqua e senza luce. Ed è qui che le suore per l’Infanzia decideranno di portare subito sei bambini che erano stati temporaneamente ospitati dalle suore di Madre Teresa di Calcutta, la cui missione sempre a Tabora raccoglie gli «ultimi», adulti ciechi, mutilati, derelitti, quelli che nessuno vuole. La nuova casa, però, non è sicura: chiunque può entrare. Pertanto madre Carla spedisce in Italia più di un migliaio di lettere per cercare sostegno, perché questa tragedia non si può raccontare via mail. Lei stessa ha paura della sua scelta e così, con le prime donazioni, frutto di quelle parole entrate in centinaia di famiglie, fa costruire un muro di cinta e assume una guardia armata. Una sicurezza per i piccoli e per chi li accudisce, consapevoli però che il mondo è al di fuori di quelle mura e che si deve trovare il modo di integrare i bambini nella comunità del villaggio. In quel luogo la convivenza è difficilissima, ma bisogna che diventi una casa-famiglia. Sarà l’incontro con la Ong «Solidarietà e cooperazione senza frontiere» di Bologna che permetterà a Madre Carla di avere un disegno del progetto esecutivo della nuova casa, così da cercare i fondi. L’impresa non è facile, ma la Cei concede un finanziamento. La scuola e i bambini (altri intanto ne vengono accolti) nel frattempo fanno crescere le spese. Ma ecco che ci contatta la Onlus «Agata Smeralda» di Firenze e il professor Mauro Barsi, dopo aver ascoltato la storia, adotta a distanza tutti i bimbi, crea un fondo per le cure mediche e, con la raccolta del 5 per mille, regala alla missione un pulmino. Con i pochi soldi rimasti e la vendita di una casa della congregazione nasce la scuola materna.

I bambini possiedono una libreria virtuale e imparano l’inglese con corsi audio visivi. Madre Carla lancia la sfida: apre i cancelli della scuola ed ecco che nei primi due giorni ci sono più di 30 iscritti e crolla sotto i nostri occhi il muro dell’ignoranza e della superstizione. Oggi grazie alla scuola i bambini albini sono accettati sia dalla comunità cristiana sia da quella musulmana. Un miracolo del dono  e dell’opera di volontari.MMB

 

 

Fonte: buone notizie.

 

 



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