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Disabile gettato nel cassonetto, l’azzeramento di ogni etica

Data: 16/08/2018
Categoria: Altre News

“A Napoli non c’e’ nulla da fare”, gli autori del deprecabile gesto si giustificano così, e intanto sotto i colpi della banalità del male muore la dignità

“A Napoli non c’e’ nulla da fare” diventa il manifesto estivo dell’annichilimento morale contemporaneo. La frase accompagna la giustificazione di un atto deprecabile che nella città partenopea ha visto protagonisti quattro ragazzi , di cui uno minorenne, e un disabile anziano . Quest’ultimo è stato gettato per noia in un cassonetto nel quartiere di Fuorigrotta, filmato tra il dileggio dei presenti  e finito sul palcoscenico virtuale.

I tre sono stati identificati e denunciati per violenza privata.

La vicenda è salita agli onori della cronaca dopo la pubblicazione del video che il gruppetto aveva realizzato e nel quale si vede la vittima intonare assieme a loro un coro da stadio, poi viene presa di peso e scaricata dentro un cassonetto dell’immondizia. Quel video, che i protagonisti della vicenda definiscono una «goliardata”.

In questa squallida vicenda la banalità è il coefficiente più alto di un male privo finanche di radici; raccolto, al momento come un veleno di strada, sparso – questo sì – su un terreno già inquinato da altre scorie. Hanno tenuto a dirlo subito, tutt’e quattro in coro, che loro non appartenevano a nessuna baby-gang, che niente avevano a che spartire con la camorra, rivendicando lo status di figli di gente per bene, e finanche di lavoratori in tutta regola.

Si può far del male alla propria terra affrontandola a "mano armata" ma anche a cuore spento e disarmato, facendo in modo che mai lo tocchi la pietà: neppure se davanti c’è un disabile, un uomo privo delle difese più ordinarie e certo non in grado di opporsi a quella micidiale morsa di crudeltà e nullitudine che per "gioco e per noia" gli veniva scaricata addosso.

I responsabili hanno anche cercato di riparare facendo circolare un altro video, nel quale hanno intervistato l’uomo del cassonetto facendogli confermare la versione dello scherzo. Ma non è bastato: la macchina delle indagini era già in moto e si è arrivati in breve tempo alla individuazione dei responsabili che, come detto, dovranno rispondere di violenza privata e potrebbe scattare anche l’accusa di lesioni, nel caso in cui la vittima avesse riportato ferite dall’episodio.

Ma la vicenda cristallizza anche l’altra faccia della stupida crudeltà. Tra i sorrisi degli astanti, i telefonini puntati tutt’intorno al cassonetto hanno completato la scena, pronta per essere condivisa e attirare, magari, altri sorrisi e, perché no, qualche like in aggiunta. Una regia del peggio, insopportabile anche per Napoli. E c’è dell’altro. Una volta identificato, il quartetto ha completato l’opera in modo del tutto degno alla vicenda: non bastassero le giustificazioni – il gioco, la noia – ha chiamato in causa addirittura la vittima. Sui social-media è apparsa così il triste finale di una tristissima storia, con il disabile costretto a mentire e "confessare" che, sì, era proprio uno scherzo, e che lui era consenziente. Si trattava di amici. Altre volte avevano ammazzato così la noia. Ammazzare la dignità, quello no. Ai quattro non era venuto in mente.MMB

 

 

 Fonte: Avvenire e Corriere del Mezzogiorno

 



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