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La nuova emigrazione

Data: 02/08/2018
Categoria: Altre News

Fuga del capitale umano. La diaspora dei giovani che impoverisce il Belpaese

Affianco all’allarme immigrazione, c’e’ un altro flusso umano , massiccio, silenzioso , quello dell’emigrazione. L’Italia è sempre più un paese per vecchi. Secondo l’Idos (organizzazione indipendente sponsorizzata tra gli altri da Unar, Caritas e Chiesa Valdese), a scegliere la via della fuga nel 2017 , sono stati in 285 mila cittadini. È una cifra che si avvicina al record di emigrazione del Dopoguerra, quello degli anni ‘50, quando a lasciare il Paese erano in media 294 mila Italiani l’anno. L’Ocse segnala come l’Italia sia tornata ai primi posti nel mondo per emigrati, per la precisione all’ottavo, dopo il Messico e prima di Vietnam e Afghanistan. La fascia più colpita è quella di chi oggi ha tra i 25 e i 45 anni. Gli esperti di numeri assemblano cifre , lo fa Idos, Svimez e l’Istat che parla di un flusso che è aumentato del 50% negli ultimi 10 anni. I nuovi emigranti non aderiscono al cliché anni ‘50 del bracciante del Sud che lascia il paesello con la valigia di cartone. Oltre la metà espatria dalle regioni del Nord; circa un quarto dal Centro, mentre quelli che espatriano dal Sud e dalle Isole sono meno di un quarto del totale. Ma l’emorragia pesa soprattutto nel meridione: negli ultimi 16 anni hanno lasciato il Mezzogiorno 1 milione e 883 mila residenti: la metà giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, quasi un quinto laureati, il 16% dei quali si è trasferito all’estero. Quasi 800 mila non sono tornati.

Chi sceglie di  espatriare, va principalmente in Europa (Germania e Gran Bretagna in testa). Se si guarda al titolo di studi , tra i giovani che abbandonano il Belpaese , un terzo sono laureati. Un fenomeno che dal punto di vista economico rischia di sfondare la sostenibilità del tessuto economico , ma che depaupera ancora di più il patrimonio culturale e sociale.

Stando al “Rapporto italiani nel mondo” della Fondazione Migrantes, i più continuano a trovare impiego in occupazioni poco qualificate, ristoranti e pizzerie in cima alla lista. Scelta comunque preferibile a quella di rimanere con le mani in mano, o accettare quei lavori a intermittenza e sottopagati che nel mercato del lavoro italiano sembrano essere diventati la principale prospettiva per i giovani. Se si assemblano i macrodati , in due anni abbiamo perso due milioni di cittadini. Pesa sull’Italia, pesa sul Mezzogiorno soprattutto, la perdita inesorabile di capitale umano. MMB

 

 

 

 

 



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