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Bullismo, in Europa i più colpiti sono i ragazzi immigrati

Data: 03/03/2008
Categoria: Altre News
Hanno il 30% in più di probabilità di subire atti di violenza e il 50% di essere oggetto di scherno.
Conoscenza reciproca e confronto: è questa la ricetta per risolvere i problemi di bullismo, esclusione e incomprensione a scuola legati al colore della pelle, alla disabilità o alle origini etniche. Lo rivela una ricerca condotta dal British Council, nell'ambito del progetto Indie, in nove aree di sette paesi (le Fiandre in Belgio; Scozia, Galles e Inghilterra nel Regno Unito, Germania, Olanda, Portogallo, Spagna e Italia) che ha interrogato 3.500 studenti e studentesse di età compresa tra i 12 e i 18 anni (età media di 14,3 anni) sulla loro percezione di problemi riguardanti inclusione, razzismo e bullismo a scuola. Ad alcuni dati rassicuranti se ne affiancano altri che fanno riflettere. Innanzitutto gli studenti ripongono grande fiducia nelle possibilità di promozione sociale offerta dall"educazione: per il 95% è molto importante o importante avere buoni risultati in vista del futuro. Fiducia anche negli strumenti che la scuola mette in campo per includere tutti gli studenti indipendentemente dalla loro origine: secondo l“80% degli intervistati la scuola sta facendo molto, sia dal punto di vista personale sia nei confronti dei propri compagni. Non mancano però - come la cronaca continua a ricordarci brutti esempi di irrisione se non di vero e proprio bullismo. Secondo i 3.500 intervistati, nella propria scuola le parole discriminatorie nei confronti dei compagni vengono pronunciate innanzitutto (39%) per differenze nell“aspetto fisico (altezza, peso, segni particolari). Seguono la disabilità (34%), il colore della pelle e l“abbigliamento (30%), la lingua, l“origine etnica e la differenza di accento (27%), le differenze economiche (25%), la religione (18%) e il genere (12%). Il 15% degli intervistati ammette di essere stato oggetto di scherno negli ultimi tre mesi. Nelle scuole italiane i motivi di scherno più comuni si basano sul colore della pelle (43%), l“origine (41%), le differenze fisiche non etniche (altezza, peso, segni particolari), l“abbigliamento (35%), la disabilità (32%), la lingua (29%), le differenze di accento (23%). La religione è poco usata come pretesto (17%), così come le differenze economiche (7%) e il genere (5%). Ma la situazione secondo i ragazzi europei potrebbe migliorare se si avesse più tempo per parlare in classe delle differenze di origine e cultura (38% delle risposte), per conoscere origini e costumi dei compagni di classe (28%), oppure celebrando anche le loro ricorrenze religiose (13%). Sarebbe infine utile un maggior supporto per l“apprendimento della lingua sia per gli studenti (11%) sia per i genitori (5%).


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