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Giovani e futuro: che fare?

Data: 30/07/2018
Categoria: Altre News

Cresce il popolo dei giovani sfiduciati, partecipi del declino, non protagonisti di un’espansione di opportunità, a rivelarlo l’ dall’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo

Lo studio emerge da un’indagine condotta dall’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo che ha chiesto ad un campione di oltre duemila italiani sotto i 35 anni , i c.d. millennials,  e circa mille coetanei spagnoli, tedeschi, francesi, britannici, di immaginare la propria condizione a 45 anni. Un capitale umano che per diventare futuro solido di un Paese, dovrebbe sganciarsi dalle generazioni precedenti , su cui è a carico, ed essere inserito in un robusto processo di sviluppo sociale ed economico. In sostanza sono proprio i millennials a dover innescare una  nuova inversione di tendenza per sostenere il sistema sociale e la crescita economica del Paese. Un problema oggi più che mai pressante se comparato alla bassa natalità , in relazione alla quale i ventenni e i trentenni sono un terzo rispetto ai 40enni e 50enni. . In carenza di sistemi efficienti di orientamento e supporto negli snodi del percorso di vita e professionale, troppi giovani rischiano di perdersi e di portare nella vita adulta delusioni e frustrazioni anziché energie e competenze per realizzarsi e far crescere il paese. Se tale riduzione quantitativa non verrà compensata da un potenziamento qualitativo, sostenibilità del sistema sociale e crescita economica rischiano di essere fortemente compromesse. È allora interessante cercare di capire quali adulti si aspettano di essere gli attuali under 35.

I dati dell’indagine mostrano come un giovane italiano su quattro consideri elevata la possibilità di trovarsi verso i 45 anni senza lavoro. È interessante notare come il valore sia relativamente basso tra chi è più vicino ai vent’anni ma cresca poi considerevolmente con l’età, salendo a oltre uno su tre dopo i trenta, quasi un declino di prospettiva man mano che si avanza nel mondo del lavoro. Questo dato è coerente con quelli di altre ricerche che evidenziano un progressivo riadattamento al ribasso delle aspettative e degli obiettivi delle nuove generazioni via via che si confrontano con le condizioni reali del mondo del lavoro. Di rilievo è anche l’effetto del titolo di studio: il timore di diventare adulti inattivi sale a 4 persone su 10 tra chi ha un titolo basso. Eppure l’importanza assegnata al lavoro per una piena realizzazione è alta in tutte le categorie sociali. La Germania offre invece ai propri giovani le prospettive più alte.

Francia e Regno Unito presentano una consistenza quantitativa robusta di giovani e quindi non si troveranno nei prossimi decenni a veder indebolito il rapporto tra persone al centro dell’età attiva e popolazione anziana. La Germania si troverà invece a veder peggiorare fortemente tale rapporto, compensandolo però con un potenziamento delle condizioni di partecipazione dei futuri adulti ai processi produttivi. Italia e Spagna, davanti alla stessa sfida, con più difficoltà consentono ai giovani di proiettarsi come soggetti attivi nella fase centrale della vita produttiva.

Questo quadro è ulteriormente confermato dalle attese sui redditi da lavoro, che vedono i giovani tedeschi molto meno ancorati su stipendi bassi al contrario dei coetanei spagnoli e italiani.  In un mondo in cui è sempre più facile spostarsi per esperienze di studio e di lavoro, le difficoltà che i giovani trovano nel proprio territorio di origine portano anche a incentivare la scelta di cercare il proprio futuro altrove. I dati dell’indagine mostrano come i giovani italiani vedano maggiori possibilità di realizzazione lavorativa in tutti gli altri grandi paesi europei rispetto al proprio. La Germania è invece il Paese che vince tutti i confronti diretti. Sarà difficile recuperare se ciò che si offre ai giovani italiani è di partecipare con dignità al declino anziché diventare protagonisti di una espansione di opportunità. MMB

 

Fonte: La Repubblica

 

 



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