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I nuovi schiavi. Ricordando Paola Clemente

Data: 13/07/2018
Categoria: Altre News

Paolo Frascella Segretario generale Cisl: a 3 anni dalla morte della bracciante pugliese, il caporalato rimane un punto a favore delle ecomafie e un problema culturale. La 199 funziona ma serve più coinvolgimento sociale.

Era il 13 Luglio di 3 anni fa , quando stroncata da un infarto per la fatica moriva Paola Clemente, 49 anni di San Giorgio Jonico. Una bracciante che lavorava nelle campagne. A distanza di tre anni, il caporalato e l’inferno dei campi infuocati e dei turno massacranti per produrre, produrre, e ancora produrre, sfruttando la miseria è ancora realtà: è la legge del Caporalato.

Sfruttamento e illegalità fanno parte ancora oggi di un sommerso dove non c’è rispetto e dignità per le persone, donne per lo più , migranti di preferenza , ma non solo.

Paola Clemente è diventata l’emblema della lotta al caporalato che ha poi prodotto la legge 199 del 29 ottobre 2016.  Il territorio agricolo pugliese è la terra dei diritti negati e violati, una situazione che si ripresenta soprattutto in estate durante la raccolta di pomodori, uva, cocomeri e ortaggi. A colpire anche stavolta i numeri:il rapporto tra donne e uomini è addirittura di 3 a 1. Vengono pagate 3-4 euro l’ora e costrette a turni massacranti di 12 ore. Più del 60% dei nuovi schiavi costretti a lavorare sotto caporale non ha accesso ai servizi igienici e all’acqua corrente. Venticinque euro la paga media per 15 ore continuative di lavoro. Poi ci sono i taglieggiamenti da parte da parte degli stessi caporali, che spesso negano i pagamenti, aggrediscono e derubano i lavoratori, e impongono il pagamento dei consumi e di tutti i trasporti.

Una filiera sporca che alimenta le ecomafie: speculatori di vite umane dove il lavoro è nero, in tutti i sensi.

«Grazie alle continue sollecitazioni dei sindacati di categoria –  dichiara Paolo Frascella Segretario generale Cisl- è stato sottoscritto un protocollo sperimentale contro il caporalato, unico nel suo genere tra la Regione Puglia, la Prefettura e la Questura di Foggia, le parti sociali e le associazioni del terzo settore. Non basta neppure l’avvenuto “sgombero umanitario” del ghetto di Rignano: attendiamo ancora risultati e risposte concrete, soprattutto in termini di coinvolgimento delle parti sociali, nelle scelte da operare e da rendere strutturali, definitive e operative». Anche nel territorio di Taranto la Regione ha annunciato degli impegni -che al momento non hanno trovato seguito -.MMB



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