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Asilo politico e religione: storie di ordinaria repressione

Data: 29/06/2018
Categoria: Altre News

Vicende che denunciano un fenomeno crescente nel nostro Paese, quello dei rifugiati cinesi della Chiesa di Dio Onnipotente

L'interrogatorio condotto su una “sedia di tigre”. Inizia con questo ricordo, il verbale di audizione di una ragazza cinese appartenente alla minoranza religiosa della “Chiesa di Dio Onnipotente” pubblicato dal suo legale. “Si tratta di una sedia fatta di ferro che ha davanti un'asse sulla quale potevano immobilizzarmi le mani, quel poliziotto mi ha presa per i capelli e mi ha sbattuto ripetutamente la testa sull'asse”. È andata avanti così, per oltre 24 ore: la sensazione delle svenimento - mette a verbale la donna - niente cibo, né acqua, privazione del sonno. Non hanno creduto a questa storia i membri della Commissione territoriale di Perugia che in prima istanza ha negato ogni forma di protezione alla ragazza orientale. Le hanno dato ragione i giudici del Tribunale umbro, dopo il ricorso presentato dall'avvocato Francesco Di Pietro. Il 27 di giugno la donna è diventata una rifugiata politica. “È il terzo caso che incontro e dove ottengono lo status di rifugiato – racconta l'avvocato Di Pietro –. Altri 7-8 sono pendenti e solo su Perugia ma so di numeri in crescita a Roma”.

La serenità per gli adepti della Chiesa non arriva nemmeno con l'asilo politico. “Chiedono che la dicitura asilo non sia visibile, perché la maggior parte dei cinesi sono impiegati presso connazionali e hanno datori di lavoro cinesi: temono i delatori, le soffiate alla polizia o ritorsioni contro le famiglie”, spiega il legale. È una diaspora organizzata quella dei fedeli della “Chiesa di Dio Onnipotente”, con sedi a New York e in Canada, riunioni in video conferenza e pseudonimi per non essere rintracciati. Una fuga dalla madre patria che nasce nel 1995 quando il Governo di Pechino inserisce la Chiesa in una lista di proscrizione. Con tanto di articolo del codice penale ad hoc – il 300 – che prevede pene 3 a 7 anni per il proselitismo a favore di uno “xie jiao”. È l'espressione che indica “gli insegnamenti eterodossi – spiega il sociologo delle religioni Massimo Introvigne, fondatore e direttore del Centro studi sulle nuove religioni –. Si tratta di una vecchia pratica di matrice imperiale adottata dal Partito comunista: la prima lista di insegnamenti eterodossi è del diciottesimo secolo e fra 1725 e 1842 anche 'intero Cristianesimo è stato classificato come culto e setta malvagia”.

Nelle ore in cui la donna cinese aspettava il verdetto dei giudici in Umbria, Massimo Introvigne presentava al Parlamento europeo di Bruxelles i numeri aggiornati a giugno di una ricerca: sono 689 le domande di asilo presentate in Italia da membri della minoranza religiosa non riconosciuta né dai cattolici né dai protestanti. La Chiesa Onnipotente di Dio a meno di 25 anni dalla sua nascita, il 1991, ha raccolto quasi quattro milioni di fedeli.
L'Italia è la seconda nazione che i membri della diaspora eleggono a luogo di rifugio. Seconda posizione dietro alla Corea del Sud dove su 935 domande presentate nemmeno una è stata accolta. Numeri che sono esplosi dopo il 2014. “Prima di quella data sono meno di 50 le domande presentate nel mondo – racconta Introvigne –. L'escalation c'è stata dopo un  caso di omicidio in un McDonald attribuito a esponenti della Chiesa per giustificare una repressione in grande stile”. Un caso di cronaca che ha dato il là a diaspora e migrazioni. L'aumento delle domande d'asilo di cinesi in Italia è stato approfondito in un'inchiesta in due puntate pubblicata nel 2017 da Open Migration. “Si sta affermando giurisprudenza in Italia e nel mondo” afferma Introvigne. Come spiega l'avvocato Francesco Di Pietro “inizialmente le commissioni territoriali rifiutavano queste storie”. Non ritenevano credibile che persone “perseguitate disponessero di un passaporto, ma esistono le osservazioni dell'Alto commissariato per i rifugiati dell'Onu sul fatto che il rilascio del documento non contrasti affatto con il dissidio politico o religioso”. Perché “il Governo ha interesse che i dissidenti se ne vadano – chiude l'avvocato – e perché gli apparati di polizia non sono un corpo unico, le torture vengono negate di fronte alla comunità internazionale e inoltre esistono fenomeni corruttivi”.MMB

 

 Fonte : Francesco Floris-Redattore Sociale



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