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Compie quarant’anni la Legge Basaglia . Ma cresce il numero di disturbi psichiatrici

Data: 12/05/2018
Categoria: Altre News

Tante iniziative  ricordano il provvedimento che molti Paesi imitarono. D’obbligo affrontare il problema in chiave di inclusività e assistenza ai nuovi malati.  

Compie quarant’anni la legge 180 , allorquando si chiusero per sempre le porte dei manicomi dove erano rinchiusi migliaia di pazienti. Era il 13 Maggio del 78. La legge prese il nome del suo illuminato ispiratore, lo psichiatra Basaglia, grazie al quale a curare le patologie della “psiche” non ci furono più camicie di forza, letti di contenzione  e sbarre. «Il manicomio - scriveva il medico  nel ‘73 mentre guidava l’ospedale psichiatrico di Trieste - è un campo di concentramento, un campo di eliminazione, un carcere in cui l’ internato non conosce il perché né la durata della condanna... ». L’applicazione della legge non fu omogenea,  fu infatti demandata agli enti locali, che ne diedero attuazione con tempi e modi diversi. Con la legge 180 fu anche introdotto il trattamento sanitario obbligatorio.

Tuttavia i disturbi psichiatrici  rimangono  un problema. Sei milioni di pazienti nel nostro paese ne sono affetti,  con un incremento delle patologie legate alla depressione e famiglie sempre  più sole nell’assistenza di familiari con tali problemi. Se n’e’ parlato in un forum dal titolo “Legge 180, quaranta anni dopo”al Messaggero a Roma. Ciò che emerge, dati alla mano, è che nel prossimo ventennio le malattie psichiatriche saranno al secondo posto dopo quelle cardiache, scalzeranno l’oncologia . Il problema sussiste , manca il personale in molte regioni, dunque è d’uopo che si torni a tirare le fila del problema . “La legge non va toccata -afferma Bernardo Carpiniello, Società Italiana di psichiatria- Piuttosto ci vuole una coscienza sociale e assistenziale capace di analizzare la situazione. Questo tipo di pazienti sono in continua crescita.  Perché la paura di uscire allo scoperto sta lentamente scomparendo, perché ci sono tutte le armi per potersi curare. E poter vivere un quotidiano integrato” Ciò lo si può fare guardando agli esempi  virtuosi di realtà che si occupano di sociale, e in particolare di queste patologie,  secondo un modello inclusivo. MMB

(fonte: Il Messaggero e Redattore sociale)



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