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Disabili il 4,8% degli Italiani. Scarsa l'integrazione

Data: 23/02/2008
Categoria: News CSV Salento
Un studio della Commissione Europea per l“inclusione sociale mette in luce le differenze tra nord e sud Italia.
Lo studio della Commissione europea sulla cura e l“accoglienza dei disabili mette in luce le condizioni di vita dei disabili nel percorso dall“istituzionalizzazione a nuove forme di assistenza all“interno del contesto europeo, delineando inoltre le differenze fra Nord e Sud in Italia nel misurarsi con il tema dell“assistenza ai disabili. Sulla base dei dati diffusi dal rapporto si stima che la popolazione disabile in Italia è di circa 2.6 milioni di persone, circa il 4.8 per cento del totale, ma con un filtro più ampio la percentuale potrebbe arrivare al 13 per cento. La ricerca della commissione osserva il contesto italiano, assieme a quello tedesco ed inglese, prendendo come campione tre regioni italiane: Veneto, Emilia Romagna e Campania. Lo studio pone l“accento sul debole coordinamento nazionale nelle varie zone d“Italia, che vede l“eterogenea evoluzione delle due parti d“Italia, Nord e Sud, nell“affrontare la questione della disabilità e le autorità locali costrette a budget inadeguati e diversi da regione a regione; si parla di lievi riforme per il Sud nell“ambito dell“accoglienza dei disabili, e della predisposizione di servizi di assistenza di comunità e di un parziale utilizzo delle vecchie strutture per le regioni del Nord. L“Italia conta 178 mila persone disabili in residenze comunitarie, mentre circa 153 mila in istituti. Le donne sono oltre 100 mila, e poco più di un migliaio i bambini. I lavoratori del settore sono 163 mila, di cui 66 mila si occupano di assistenza e 40 mila compongono lo staff clinico. La Commissione Ue ribadisce il necessario passaggio dall“assistenza negli istituti ai servizi offerti da comunità, in particolar modo per alcuni paesi europei in cui il trattamento dei disabili all“interno degli istituti s“inserisce nell“ambito della violazione dei diritti umani. Vladimir €pidla, Commissario agli Affari sociali, definisce questo passaggio: "una trasformazione che ci farebbe fare molta strada verso il rispetto delle responsabilità che ci siamo assunti con la Convenzione Onu sui diritti dei disabili". Un percorso non semplice quello che va dall“istituto alla comunità, il quale dovrà coinvolgere non solo le istituzioni e i disabili ma anche le loro famiglie, le associazioni, i soggetti privati e la cittadinanza attraverso la riconversione, anche architettonica, degli istituti, la formazione degli operatori coinvolti e campagne di sensibilizzazione pubblica. La Commissione europea riconferma la volontà di non concedere ulteriori finanziamenti agli istituti, ma si considera l“utilizzo del Fondo sociale europeo per finanziare progetti che promuovano l“approccio inclusivo verso i disabili. Una ricerca quella della commissione europea forse un po“ troppo ambiziosa ma che pone i paesi europei all“ennesima presa di coscienza di fronte al tema disabili, sperando che quest“ottica di inclusione sociale rappresenti un obiettivo concreto da raggiungere.


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