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Mio figlio in rosa

Data: 05/02/2018
Categoria: Un libro a settimana

La storia di Federico, 10 anni, bambino che si sente anche una bambina, raccontata da sua madre Camilla

“Mio figlio sa di essere biologicamente maschio. Non mi ha mai detto ‘io sono una bambina’ come invece so che fanno molti ragazzi simili a lui. Non ha mai affermato di appartenere all’altro genere. Lui dice di essere tutti e due. Quando però gli chiedo “Ma se sei tutti e due allora ogni tanto puoi anche vestirti da maschio” lui salta su  con un “Che sei matta? Non ci penso nemmeno!”.

Camilla ha 46 anni, vive con tre figli dai 14 agli 8 anni e un cane. La sua è una famiglia “normale”, con la particolarità che Federico, il secondogenito, biologicamente maschio, fin da quando ha un anno e mezzo ha manifestato il desiderio e l’esigenza di essere (anche) una bambina: vuole indossare gonne e abiti rosa e sbrilluccichini, preferisce la compagnia di amiche femmine, nei giochi si identifica con le fatine e non con Spider-Man. E Camilla ha deciso di non ostacolarlo, di mettersi in ascolto, di assecondarlo. Perché così Federico è più felice. Ha iniziato a documentarsi, a leggere, a trovare in internet delle storie simili alla sua. Ha scoperto che esiste la disforia di genere, ed esistono i bambini trans gender, quelli gender fluid, quelli gender smoothie, i non binari, e altri ancora. Esistono insomma molte strade in cui si incanalano gli sviluppi atipici dell’identità di genere, e Federico percorre la sua.

Con determinazione e delicatezza, e una buona dose di ironia, Camilla racconta la storia di Federico, 9 anni, bambino sereno e consapevole, con i capelli lunghi e lo smalto rosa. Racconta la quotidianità della sua famiglia, con la scuola e la piscina, la spesa dal salumiere, le festicciole di compleanno, le pressioni del contesto sociale. Racconta i propri dubbi e timori, il suo continuo  interrogarsi e cercare di comprendere. E’ tutto alquanto complicato, ma di una cosa Camilla è certa: non è la persona non conforme che deve adeguarsi, non sono i genitori a  dovere accordare il figlio per proteggerlo, ma sono gli altri che devono imparare a conoscere, capire e accogliere.

Fonte: www.mannieditori.it 



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