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Inquinamento del suolo e aumento delle patologie

Data: 31/05/2016
Categoria: News CSV Salento

Qual è la situazione del nostro suolo? Chi inquina paga? Sono le domande cui ha cercato dare risposte il cantiere per la sussidiarietà del CSV Salento a Corsano il 18 maggio

Qual è la situazione del nostro suolo? Cosa ritroviamo nelle acque con le quali irroriamo i nostri terreni? Il livello di inquinamento raggiunto si può considerare tale da avere delle ripercussioni molto serie sullo stato di salute di tutti gli esseri viventi, primo tra tutti l’uomo? Chi inquina paga? A queste complesse domande hanno risposto lo scorso 18 maggio il procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone, il direttore del Dipartimento prevenzione della Asl di Lecce Giovanni De Filippis e il Presidente del CSV Salento Luigi Russo, sociologo e giornalista, intervenuti al Cantiere per la sussidiarietà “Inquinamento del suolo e salute dei cittadini”, organizzato dal CSV Salento in collaborazione con la ASL di Lecce, il Comune di Corsano e l’Unione dei Comuni “Terra di Leuca”. 

L’inquinamento del suolo è un fenomeno meno conosciuto, meno evidente e meno studiato rispetto all’inquinamento delle acque e dell’aria, eppure proprio dal suolo dipende il benessere umano, giacché proteggerlo, proteggere il suo patrimonio genetico e la sua biodiversità significa proteggere l’agricoltura, il cibo, la nutrizione. Sono molteplici i processi degradativi che limitano o inibiscono la funzionalità del suolo e tante le pressioni che ne causano l’inquinamento. Tra queste, la distribuzione di fanghi di depurazione, di compost, di liquami zootecnici, di pesticidi, la gestione anarchica, irresponsabile e, spesso, illegale dei rifiuti attraverso le discariche. «Solo in provincia di Lecce ci sono almeno 190 siti con rifiuti tossici da bonificare. I fondi previsti dal piano straordinario di bonifica, - tuona Luigi Russo - sono stati impiegati per tre interventi a Foggia, due a Bari e solo uno nel Salento, a Supersano. Mortificanti le percentuali: solo il 5% di queste risorse sono andate al Salento, il 95% tra Bari e Foggia. Perché accade questo? Sono i baresi e i foggiani che sanno attirare i soldi o sono i leccesi incapaci di fare valere la gravità della situazione locale? Una cosa è certa – continua Russo - amministratori, deputati, consiglieri regionali salentini, perfino prelati e vescovi, fino ad oggi hanno negato che il Salento è stata la discarica d'Italia, e magari hanno sognato (e sognano) il futuro rincorrendo i progetti delle autostrade inutili con i relativi posti di lavoro, oggetto di distrazione di massa. Negheranno ancora i dati di incremento della mortalità per cancro? Negheranno l'aumento delle patologie degenerative nei giovani e nei bambini a un ritmo del +3% annuo? E i cittadini salentini? Anche loro seguono la legge delle tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo?».

La forte correlazione esistente tra inquinamento ambientale e salute pubblica emerge con insistenza dal Report Ambiente e Salute presentato lo scorso febbraio dal Centro Salute e Ambiente della ASL di Lecce e diretto proprio dal Dott. Giovanni De Filippis. Un rapporto che fa tremare ogni singolo cittadino, perché nella sola provincia di Lecce, si contano ogni anno 4.129 nuovi casi di tumore, 2.084 decessi e una probabilità di contrarre il cancro pari al 26,5 per cento, un cittadino su quattro per intenderci, con un’incidenza particolarmente elevata per il tumore polmonare e alla vescica. “Con questo Report, sottolinea Giovanni De Filippis – non abbiamo scoperto nulla di nuovo. Abbiamo però rimarcato che tante cose nel Salento non funzionavano e continuano a non funzionare. Occorre fare prevenzione – continua De Filippis – che non significa solo avviare programmi di diagnosi precoce dei tumori, ma significa soprattutto studiare in maniera sempre più approfondita e dettagliata  lo stato di salute dell’ambiente, del nostro suolo, delle nostre acque e quindi dei nostri cibi. Non conosciamo, ad esempio, lo stato di salute delle acque salentine, perché vengono indagate troppe poche sostante contaminanti, tra le quali non appare il glifosate, considerato dallo IARC un probabile cancerogeno”. Una gestione irresponsabile del territorio che assegna al Salento un infelice primato in Puglia per numero di discariche, di depuratori, di utilizzo della chimica in agricoltura fa il paio con una terra ammalata, dove si muore più che nelle metropoli industriali, dove aumentano i casi di malattie neurodegenerative, i numeri di aborti spontanei e di malformazioni neonatali.

Chi sono i responsabili? Hanno un nome e un cognome? Pagheranno mai? “Sono mancati i controlli e le valutazioni di impatto ambientale – afferma Elsa Valeria Mignone. Troppa la disattenzione dei politici che, forse, non si sono resi conto del danno che si stava procurando al territorio e alla salute pubblica. Non scordiamo che fino alla recentissima legge dello scorso giugno  questi reati sono stati esclusivamente contravvenzionali, andando di contro alle direttive europee. Dove c’è un territorio che non controlla si inserisce la criminalità organizzata e il gioco è fatto, ecco perché bisogna parlare di responsabilità politiche e agire in questa direzione”.

A questo link l'intervento integrale della dott.sa Elsa Valeria Mignone:
https://youtu.be/his038uWiRc



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