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Ecco perché “estirpare” non sconfigge la xylella

Data: 29/02/2016
Categoria: Altre News

A Nardò e a Martano doppio convegno con esperti che hanno indicato possibili vie di uscita per salvare gli alberi di ulivo dal CoDiRO. Ampia la partecipazione dei volontari

No all’estirpazione degli ulivi per fermare la Xylella, ma bisognerebbe tornare piuttosto alle buone pratiche agricole e prendersi cura delle piante per contenere la diffusione del batterio. Questo è ciò che è emerso durante il convegno tenutosi a Nardò lo scorso 27 febbraio presso il Chiostro di Sant’Antonio e moderato da Emanuele Gabrieli Tommasi, organizzato dal Comune per parlare dell’inutilità dell’abbattimento degli ulivi. Il complesso del Co.Di.Ro, da quanto emerso durante i vari interventi, sarebbe infatti dovuto sostanzialmente ad un uso non controllato di prodotti chimici e all’abbandono di certe zone agricole, in particolare dove ci sono gli ulivi, vista la scarsa redditività degli ultimi anni dell’ulivo stesso. Questo crea uno squilibrio ambientale indebolendo le difese immunitario degli alberi e creando le condizioni per ospitare il batterio Xylella, che tuttavia può essere tranquillamente contenuto prendendosi cura delle piante fino ad arrivare a convivere con la pianta stessa. Con gli ospiti dell’incontro “ L’estirpazione degli olivi non ferma la Xylella”, il prof. Cristos Xiloyannis dell’Università di Basilicata, i prof. Claudio Ciccarone dell’Università di Foggia e il prof. Anatoly Belayev, responsabile della Cattedra della Protezione delle Piante dell’Università Agraria statale di Novosibirsk in Russia, fitopatologo e dottore delle Scienze Agrarie, sono state affrontate le pratiche di gestione sostenibile per contenere contrastare gli stress biotici e abiotici degli ulivi; si è trattato poi dell’eziologia di CoDiRo e delle ultime ricerche e dell’interazione dei batteri con la pianta di olivo e con l’agroecosistema: " Finora si è insistito solo in un’unica direzione, cioè cosa fare per eliminare la Xylella –dichiara Xiloyannos- mentre sarebbe giusto considerare invece l’intero ecosistema e trovare altre soluzioni. Dobbiamo relazionarci con l’ambiente: l’ulivo racconta la storia di questo territorio, la cultura sociale, ambientale e paesaggistica. Questo è un valore che deve essere riconosciuto all’olivo che non deve dunque essere paragonato alle altre agricolture e considerato solo dal punto di vista della produttività dell’olio. Bisogna poi pensare non solo alla produzione ma anche all’impatto ambientale, cioè produrre con meno risorse e non inquinando: invece, per produrre di più, è stato danneggiato l’ambiente e portato il carbone del suolo nell’atmosfera. Dobbiamo dunque ripristinare la fertilità dei suoli, utilizzare la luce e riutilizzare l’acqua reflua, perché ora è diminuita la capacità del terreno di assorbire l’acqua durante il periodo della pioggia, diventando sempre più arido. Non si tratta solo di Xylella dunque, il problema è da collegare ad altre azioni e cercare di formare tutti insieme una cultura diversa". Secondo il prof. russo Belayev, il problema della Xylella è da ricercare principalmente nei fattori di stress della pianta: " In Italia i fattori di stress principali per le piante sono la siccità, gli insetti vettori che nei periodi di siccità cercano acqua e nutrimento dalle piante indebolendole ancora di più e il nutrimento sbilanciato del terreno, carente di magnesio, zinco, zolfo e manganese e ricco invece di potassio che procura eccessiva salinità. Oltre a questo, si fa un uso eccessivo di diserbanti e prodotti chimici che fortificano i fitopatogeni aumentandone la resistenza ai prodotti chimici. Gli ulivi, già indeboliti durante la raccolta delle olive per il metodo invasivo utilizzato, abbassano dunque la resistenza non solo verso la Xylella fastidiosa ma anche verso le altre fitopatologie. Non si risolve dunque il problema lottando contro la Xylella, ma è indispensabile usare la prevenzione e rinforzare il sistema immunitario delle piante attraverso delle analisi, trattando la pianta con i batteri antagonisti nelle parti tagliate o morte dell’albero, che aiutano ad eliminare il batterio più velocemente, utilizzando l’estratto di palma africano o altri prodotti naturali , e cercando di aiutare le piante a rinforzarsi con l’uso di stimolatori naturali come il chitosano".  (Anna De Matteis)



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