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Allarme tumori, non dimentichiamo i campi elettromagnetici

Data: 19/02/2016
Categoria: News Associazioni Lecce e provincia

Un monito che arriva dal Comitato Lecce Via Cavo che sottolinea il grave danno sulla salute dei cittadini procurato dai dispositivi wirless 

I campi elettromagnetici sono un fattore di rischio che, se npon considerato adeguatamente può causare gravi danni alla salute. In una nota il Comitato Lecce Via Cavo, all'indomani della presentazione del Report Salute e Ambientedel Centro Salute e Ambiente di Lecce, ne sottolinea la drammatica attualità.

Con la diffusione dei dispositivi wireless (cellulari, cordless, tablet, antenne, ripetitori) l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici artificiali è andata crescendo in modo esponenziale. L’inquinamento da radiofrequenze-microonde è oggi 100.000 volte più alto rispetto ai primi del ’900 (inizio trasmissioni radio nel 1901) e 200 volte più alto rispetto a quello presente alla fine degli anni ’80, prima dello sviluppo della telefonia mobile. Le nuove tecnologie wireless sono state introdotte senza effettuare una corretta valutazione dei potenziali rischi per la salute. Oltre agli effetti termici (danni legati al riscaldamento dei tessuti) esistono effetti biologici (non termici) che si verificano per livelli di esposizione di gran lunga inferiori ai limiti di legge. Chiare evidenze scientifiche indicano che l’esposizione a lungo termine alle radiofrequenze costituisce un fattore di rischio per diverse patologie come alcuni tipi di cancro, malattie neurodegenerative (alzheimer), infertilità ed elettrosensibilità (grave patologia ambientale). Già nel 2002 il dottor Olle Johansson, neuro-scienziato dell’Istituto Karolinska di Stoccolma, affermava che in Svezia e in altri paesi come gli Usa, l’aumento della mortalità per il cancro alla vescica, prostata, colon, seno e polmoni, era quasi sovrapponibile all’aumento dell’esposizione della popolazione alle onde elettromagnetiche avvenuto negli ultimi 100 anni. “Potrebbe essere un enorme errore sottoporre il mondo intero a radiazioni 24 ore su 24”, avvertiva Johansson.

Nel 2011 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), afferente all’Organizzazione Mondiale per la Salute (OMS) classificava le radiofrequenze come “possibile cancerogeno” (gruppo 2B). Sempre nel 2011 il dottor Wild, direttore della IARC affermava che “viste le potenziali conseguenze per la salute pubblica, è comunque importante adottare misure pratiche per ridurre le esposizioni..”

Studi più recenti evidenziano gli effetti cancerogeni delle radiofrequenze, che andrebbero riclassificate nel gruppo 1 (cancerogeno certo). I campi elettromagnetici generati artificialmente sono in grado di disturbare gravemente i processi metabolici e di comunicazione tra le cellule. Provocano tra l’altro un aumento della concentrazione di perossidi e radicali liberi con conseguente stress ossidativo. Inoltre possono interagire sinergicamente con altri cancerogeni genotossici (radiazioni ionizzanti, idrocarburi policiclici aromatici, derivati del benzene) nell’induzione di tumori. È anche opportuno considerare l’impatto ambientale dei radar, le cui onde pulsate hanno un effetto pesantissimo sulla salute e sull’incidenza di tumori. Con la risoluzione 1815 del 2011 il Consiglio d’Europa richiama tutti gli Stati membri a ridurre l’esposizione ai campi elettromagnetici ed in particolare alle radiofrequenze ed alle microonde, invocando il Principio di Precauzione, adottato nell’atto costitutivo dell’Unione Europea e diventato principio generale dell’Unione Europea, non solo per quanto riguarda l’ambiente ma anche la tutela della salute ed i diritti dei consumatori. Qualora esista il rischio di danni gravi ed irreparabili, la mancanza di piena certezza scientifica non può dunque costituire il pretesto per rinviare l’adozione di misure efficaci per la prevenzione del degrado ambientale.

In Italia molte sentenze della magistratura di ogni ordine e grado sono improntate al Principio di Precauzione e considerano, quindi, prioritario il diritto alla salute.

Nel maggio 2015 circa 200 scienziati di tutto il mondo hanno rivolto un appello alle Nazioni Unite ed all’OMS chiedendo di proteggere la popolazione dall’esposizione ai campi elettromagnetici e di promuovere campagne di informazione sui potenziali rischi per la salute che ne derivano e di aggiornare il personale medico sull’argomento e sul trattamento di pazienti che hanno sviluppato sindromi collegate a tale esposizione. Particolare attenzione va prestata alle fasce di popolazione più a rischio, come bambini, adolescenti, anziani e soggetti con preesistenti patologie.

Poiché gli attuali limiti di esposizione ai campi elettromagnetici artificiali non sono adeguati, è necessario abbassarli per evitare che gli interessi commerciali prevalgano sulla tutela della salute umana.



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