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Sangue infetto e Giovani Talassemici di Lecce, tra felicità ed attesa

Data: 15/01/2016
Categoria: News Associazioni Lecce e provincia

L'associazione Giovani Talassemici di Lecce, la prima ad aver fatto ricorso contro lo Stato italiano presso la Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo per il sangue infetto attraverso il quale sono stati contagiati diversi pazienti, ha vinto

È arrivata ieri, 14 gennaio 2016, la notizia dell'accoglimento del ricorso promosso dall'associazione Giovani Talassemici di Lecce contro lo Stato italiano presso la Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo. Una vicenda lunga e penosa nata più di venti anni fa dalla necessità di ottenere giustizia per il danno biologico e morale subito dai pazienti salentini, ed italiani, che hanno contratto virus come l'Aids o l'epatite B e C, da sangue trasfusionale infetto distribuito all'interno degli ospedali della penisola. In realtà, il ricorso prodotto presso la Corte di Strasburgo dall'associazione, al quale si erano poi uniti diversi pazienti provenienti soprattutto dalle regioni della Campania, della Lombardia e del Lazio, ha come tema centrale l'emanazione di un decreto del 4 maggio 2012 con il quale, lo Stato italiano pur prevedendo un risarcimento da devolvere il 15 annualità ai ricorrenti, precludeva l'accesso alla maggior parte degli aventi diritto.

Massimo Faggiano, presidente dell'associazione Giovani Talassemici di Lecce e presidente del Collegio dei revisori dei conti del CSV Salento, afferma che la notizia «è positiva e rappresenta certamente una vittoria, ma è la vittoria di una battaglia che non si è ancora chiusa». I membri dell'associazione, dopo aver appreso che la Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha condannato lo Stato italiano per i ritardi nell'emissione degli indennizzi in loro favore, e sostenuto che l'Italia ha violato il diritto ad un «equo processo ed al rispetto per la proprietà privata», si ritengono soddisfatti. Il presidente dell'associazione specifica che «Il merito va all'avvocato Paola Perrone che ha seguito la vicenda non solo dal punto di vista legale, ma anche dal punto di vista umano»«Ora - continua Massimo Faggiano - dobbiamo aspettare e capire cosa prevede questa sentenza, vedere effettivamente e nello specifico, quali sono i benefici per i pazienti, e le modalità attraverso le quali lo Stato produrrà il risarcimento dovuto».



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