IX Rapporto ISPRA 2015. I risultati della qualità dell'ambiente urbano
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Rilasciato in questi giorni il IX Rapporto ISPRA 2015 che analizza la qualità degli ambienti urbani italiani. Inserite nell'analisi 12 nuove città e presi in esame nuovi indicatori che riflettono un quadro più completo ed esaustivo della penisola

Un set di indicatori ambientali rivisitato ed aggiornato, utile a valutare in maniera più completa ed approfondita la qualità della vita nelle aree urbane della penisola italiana: è su questo che gli analisti al lavoro sul IX Rapporto 2015 del Sistema nazionale per la protezione ambientale (ISPRA/ARPA/APPA), hanno basato la loro valutazione. La nuova edizione 2015 è stata arricchita con 12 nuove città, andando a totalizzare 85 comuni analizzati che comprendono capoluoghi con popolazione superiore ai 40 mila abitanti ed ovviamente tutti i capoluoghi delle regioni italiane.
Gli indicatori su cui si è voluto puntare l'attenzione sono quelli sociali ed economici, il suolo e il territorio, la natura urbana, i rifiuti, le acque, la qualità dell'aria, i trasporti e la mobilità e l'esposizione all'inquinamento acustico.
A livello demografico, al 31 dicembre 2014 si è evidenziato come il 28% della popolazione totale del paese, circa 17 milioni della popolazione, risiede su una superficie pari al 5,5% del totale nazionale. La densità più alta è registrata a Napoli con 8.220 Km2, seguita da Milano e Torino. La densità più bassa è invece registrata a L'Aquila, dove si registra una densità pari a 148 parsone per km2, preceduta da Olbia.
I pendolari sono 8 milioni, dei quali la maggior parte si spostano da un comune all'altro utilizzando un mezzo di trasporto. Solo il 21% cammina a piedi per gli spostamenti interni al proprio comune di residenza.
Anche la demografia delle imprese ha un saldo positivo, grazie soprattutto al rallentamento nel 2014 delle cessazioni. Il tasso di crescita più alto delle imprese si registra nella provincia di Roma, con un +2,24%, seguita da Milano, con il 2,1%. Il Tasso più basso è stato invece registrato ad Udine, con un -1,46%. In tutte le 85 città prese in esame si è avuto una crescita degli esercizi turistici rispetto al 2013. Nel particolare a crescere sono gli esercizi alberghieri (+1,7%), mentre tutte le attività turistiche accessorie sono cresciute del 29,6%.
A questo primissimo quadro della situazione segue la valutazione del suolo e del territorio, monitorato a mezzo di una rete ed una cartografia ad altissima risoluzione. Questo controllo incrociato ha evidenziato un elevato consumo di suolo in tutte le città analizzate nel rapporto, in cui spicca Milano, con un consumo di suolo pari a 63,2 nel 2015, seguita a ruota da Napoli, Torino, Pescara, Monza, Bergamo e Brescia.
Se anziché valutare il consumo di suolo in termini assoluti si prende in esame il suolo consumato pro-capite, si rileva che i valori maggiori, relativamente alla rete, si ottengono a Ravenna, Olbia e Lecce, mentre basandosi sulla cartografia essi corrispondono a Ragusa, Brindisi ed Olbia. Sempre con lo sguardo puntato alla qualità del suolo e del territorio, il rapporto non poteva non tenere in considerazione la rete di drenaggio naturale, la cui trasformazione altera il grado di permeabilità dei terreni, diminuendone la capacità di assorbimento e l'aumento della velocità di deflusso. Per peculiarità geologiche, morfologiche e climatiche, l'Italia è di per sé costituita da un territorio fragile, soggetto a fenomeni di dissesto idrogeologico che risultano amplificati nelle aree urbane: le frane costituiscono una condizione di particolare rischio per le aree densamente abitate.
Dai dati emerge che rispetto agli 85 comuni analizzati le frane corrispondono ad un numero molto elevato, pari a 13.519, con un’area frana di 390 km2: le aree con dissesto da frana basso sono quelle in pianura e corrispondono a 29 comuni su 85. Esposta a frane sarebbe quindi complessivamente una popolazione pari a 76.316 individui.
Molto interessanti sono i dati che emergono relativi alla quantità ed alla distribuzione del verde pubblico che incide in misura ancora troppo scarsa nella maggior parte dei Comuni in esame, ovvero 38 su 85. Nonostante questo dato la superficie disponibile per abitante corrisponde a 30 m2 per abitante, un valore che sale, ovviamente, nelle aree naturali protette e boschive. È ormai riconosciuto come il verde pubblico sia una risorsa importantissima per la resilienza urbana, visto che genera benefici che vanno dall'abbattimento dei valori degli inquinanti alla mitigazione delle isole di calore: questa consapevolezza è confermata dall'attenzione posta negli ultimi anni alla forestazione urbane, già attuata nel 2013 da 19 città italiane, con un percentuale più alta al Nord.
Una minaccia reale al consumo del suolo pubblico, oltre alla bassa percentuale destinata al verde è rappresentata dagli incendi: fra il 2009 e il 2013 se ne sono verificati 1.658 per un totale di oltre 18.000 ha di superficie interessata, circa metà della quale boscata. Gli impatti sul territorio prodotti dagli incendi sono devastanti, con perdita di biodiversità e degrado del territorio, ma ad essi si aggiunge l'uso dei pesticidi che rappresentano una minaccia per la qualità dell'ambiente sotto tutti i punti di vista.
Tra le altre tipologie di verde pubblico particolare importanza assume quest'anno il verde incolto, che è presente in 21 città con particolare rilevanza al Sud e sulle isole. Per verde incolto si intendono quella aree verdi in ambito urbano non soggette a coltivazioni od altre attività agricole, nelle quali la vegetazione non è soggetta a manutenzione. Una risorsa di natura e di suolo permeabile che potrebbe quindi rivestire maggiori funzioni se pianificata e gestita con maggiore attenzione da parte dell’amministrazione locale. L’incidenza maggiore si registra poi a Pescara (40,8%), Reggio Calabria (37,9%), Catania (33,9%) e Cagliari (28,4%). In valore assoluto però la maggiore estensione si ha per Reggio Calabria con oltre 7 milioni di m2 di verde incolto. Nelle altre città è presente in percentuali inferiori al 15%.
Oltre al verde pubblico un altro indicatore essenziale per comprendere la qualità della vita nei centri urbani è costituito dalle caratteristiche dell'acqua. Ad esser sottoposti ad analisi sono stati quindi l'adeguatezza del sistema fognario -depurativo che è risultato in 29 città conforme al 100% rispetto ai limiti tabellari. Un nuovo indicatore, riguarda l'analisi qualitativa dei corpi idrici il quale ha mostrato come il 24% dei corpi idrici analizzati nelle 85 città è risultato qualitativamente buono dal punto di vista biologico, mentre l'83% dei corpi idrici analizzati è in stato chimico buono.
Nuovo indicatore introdotto anche per la valutazione della qualità dell'aria urbana, quello relativo al radon, un gas naturale radioattivo considerato dopo il tabacco, la seconda causa del tumore ai polmoni. I dati utilizzati in questo Rapporto sono valori medi comunali calcolati come la media aritmetica delle concentrazioni medie annuali di radon negli edifici del singolo Comune, e provengono sia dall’indagine nazionale svoltasi in Italia negli anni ’90 sia dalle successive indagini regionali rappresentative dell’esposizione della popolazione. Nonostante la forte variabilità locale delle concentrazioni di radon indoor, i valori medi sono ritenuti stabili nel tempo. Tuttavia, è importante evidenziare che le concentrazioni medie comunali non sono indicative della concentrazione di radon nel singolo edificio. Per valutare il rischio associato all’esposizione al radon in una particolare abitazione è necessario effettuare una misura diretta.
Ovviamente per l'aria è stata valutata la quantità di PM10, biossido d'azoto, PM2,5, pirene, benzene e tutti gli inquinanti atmosferici. Con particolare riferimento al particolato atmosferico PM10, il suo valore risulta oltrepassato il 30 aree urbane nel 2014, e di queste già nei primi mesi del 2015, 18 hanno superato il valore limite giornaliero. Tutti gli altri indicatori restano entrano i valori limite imposti dalla normativa, ma è da ricordare che tali limiti sono superiori a quelli suggeriti dall'Organizzazione Nazionale della Salute, nettamente inferiori.
Particolare importanza rivestono i rifiuti e la loro gestione, che hanno ricadute non solo nell'ambito ambientale ma anche economico: si confermano anche quest'anno i dati che vedono più attente e rispettose dell'ambiente le città del Nord con produzioni pro capite più alte rispetto alla media nazionale.
Il punto della situazione è stato fatto anche sull'inquinamento acustico, che risulta in alcuni casi superiore alla media, e sui trasporti, che chiude un quadro sulla qualità della vita in Italia che necessita di miglioramenti, i quali possono essere messi in atto sia attraverso politiche locali più partecipate e vicine ai bisogni del territorio e dei cittadini, che a strategie che fanno della sostenibilità il loro obbiettivo ma anche il loro punto di partenza.
Il Rapporto ISPRA 2015 completo è scaricabile qui.
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