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150 milioni di lavoratori migranti al lavoro. Lo conferma l'ILO

Data: 17/12/2015
Categoria: Altre News

L'Organizzazione Internazionale del Lavoro ha reso pubblico il 15 dicembre scorso il rapporto sulle Stime mondiali dell'ILO sui lavoratori migranti, dimostrando come il 72% di loro ha trovato lavoro in qualche parte del mondo 

206,6 milioni sono stati i migranti, in età lavorativa, che si sono spostati nel 2013 dalla loro terra per raggiungere un luogo più fortunato e sereno in cui vivere: fra loro 150,3 milioni sono lavoratori. I dati utilizzati si riferiscono ai migranti provenienti da 176 paesi e territori e costituiscono il 99,8% della popolazione mondiale in età lavorativa.

È quindi il 72,7% rispetto al totale, il numero dei lavoratori migranti che oggi sono riusciti a ricostruirsi una vita, sebbene lontana dalla terra d'origine. A dirlo il Rapporto ILO Global Estimate on Migrant Workers (Stime mondiali dell'ILO sui lavoratori migranti), pubblicato in occasione del 40° anniversario della Convenzione sulle migrazioni in condizioni abusive e sulla promozione della parità di opportunità e di trattamento dei lavoratori migranti. Il Rapporto si configura come un aiuto concreto per i target 8 e 10 presenti nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, nel particolare ai punti che riguardano la protezione di tutti i lavoratori, inclusi i migranti, e l'attuazione delle politiche migratorie.

Dando più spazio ai numeri si può notare come quasi la metà dei lavoratori emigrati altrove, una percentuale che si attesta al 48,5%, si concentra nel Nord America e nell'Europa, soprattutto quella del Nord, del Sud e dell'Ovest; dei 150,3 milioni di lavoratori migranti, 106,8 milioni operano all'interno dei servizi, un numero pari al 71,1% del totale. I servizi, sono seguiti dall'industria dove hanno trovato lavoro il 17,8% dei migranti e dall'agricoltura, che occupa l'11,1% dei lavoratori stranieri. Solo il 7,7% ha trovato impiego come lavoratore domestico.

Sebbene i lavoratori migranti occupati in ambito domestico siano solo la minima parte, l'ILO ne sottolinea le caratteristiche proprio perché questi sono i lavoratori che possono subire le maggiori forme di discriminazione, essendo questo il settore meno regolamentato. La maggior parte di questi lavoratori sono donne, provenienti per lo più dall'Asia, con il 24% del totale, dall'Europa, con il 22% e dagli Stati Arabi, con il 19%.

Questi dati costituiscono sicuramente una buona base da cui partire per guidare gli Stati membri verso scelte e decisioni politiche responsabili, che tendano al miglioramento della qualità della vita.



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