Rapporto Labsus 2015
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È stato pubblicato in questi giorni il Rapporto Labsus per il 2015, attraverso il quale è stato possibile evidenziare come quest'esperienza si stia trasformando in una buona pratica per gli enti locali italiani

Era febbraio 2014 quando a Bologna prendeva forma il Regolamento sulla collaborazione fra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani, 20 mesi in cui altre 54 realtà italiane hanno scelto di utilizzare questo strumento per garantire ai cittadini l'applicazione dell'art.118della Costituzione italiana, il quale recita "i poteri pubblici favoriscono le autonome iniziative dei cittadini per lo svolgimento di attività di interesse generale".
Nascono così i primi Laboratori della sussidiarietà che in qualche modo trasformano i cittadini da utenti delle amministrazioni in loro collaboratori, con l'unico scopo di perseguire assieme la cura dell'interesse generale e dei beni comuni. È molto importante sottolineare che cura dei beni comuni non è sinonimo di mera manutenzione: operare nell'interesse generale della comunità significa, infatti, soprattutto partecipare alla vita pubblica, essere capaci di incontrarsi ed organizzarsi per uno scopo condiviso.
Il testo del Regolamento Labsus è stato reso disponibile da subito in rete, concepito come un wiki-regolamento, ovvero come una voce aperta all'arricchimento e a miglioramenti.
A scaricare il Regolamento fra il febbraio 2014 e il febbraio 2015 3.838 utenti, tra cittadini, membri di associazioni attive sui singoli territori e amministratori. Fra essi, la maggioranza è costituita da cittadini (2.633) che si attestano al 69% del totale. I cittadini sono seguiti dagli amministratori, 811, e da membri di associazioni, 394.
Il 44% degli utenti che hanno deciso di scaricare il Regolamento di Labsus, hanno residenza al Nord, mentre il 30% di loro abita al Centro e il restante 26% al Sud o nelle Isole. La regione che maggiormente ha mostrato interesse verso il Regolamento Labsus è il Lazio, dal quale provengono 554 utenti, seguito dalla Lombardia con 501 utenti e dall'Emilia Romagna, con 397 utenti.
Toscana, Veneto, Puglia e Piemonte hanno perlopiù lo stesso numero di utenti che hanno scelto di scaricare il regolamento, difatti i numeri si aggirano fra i 307 e i 274.
Ovviamente l'analisi condotta da Labsus non si è fermata ai numeri degli utenti che hanno adottato il regolamento, ma è proseguita quando, praticamente da subito, quel regolamento è stato adottato anche in altri comuni: le aree geografiche con il più elevato numero di Comuni che hanno adottato il Regolamento sono quelle del Sud e delle isole (il 37%), seguite dal Centro (il 33%), dalle regioni del Nord-est italiano (22%) ed infine da quelle a Nord-ovest (8%).
Il primo in assoluto ad adottare un Regolamento Labsus è stato il comune di Siena, seguito da quello di Ivrea e Casal di Principe: a settembre 2015 i comuni che hanno adottato il regolamento sono 54, mentre 79 sono quelli che hanno avviato una procedura di approvazione, o sono in procinto di approvarlo. Nello specifico al 30 settembre 2015 hanno adottato il regolamento Labsus 7 comuni campani, 6 comuni toscani e pugliesi, e 5 comuni del Lazio e dell'Umbria.
Allo stato attuale emerge una netta predominanza, fra i comuni aderenti, dei centri che hanno una popolazione compresa fra 2.000 e 50.000 abitanti, al di sotto di questa fascia il regolamento è scarsamente utilizzato, così come allo stesso modo, è poco presente nei comuni con più di 50.000 abitanti.
Tra i comuni con più di 500.000 abitanti solo Torino ha deciso di adottare il Regolamento.
Con ogni probabilità, il Regolamento nei comuni molto piccoli è ritenuto uno strumento superfluo, perché i rapporti fra cittadini e istituzioni è facilitato, mentre nelle città troppo popolose la sua approvazione potrebbe essere complicata e rallentata proprio dalle maggiori dimensioni.
Nonostante ciò città come Firenze, Milano e Bari hanno già adottato il Regolamento: in corsa è anche Roma, ma la sua approvazione è stata bloccata a causa delle vicende di cronaca note a tutti. A farsi promotori della proposta di approvazione del regolamento, in 34 casi su 54, proprio le amministrazioni, consapevoli della necessità di avvicinarsi ai cittadini e renderli partecipi della cosa pubblica trasmettendo alla popolazione l'idea del cambiamento, a partire dall'introduzione di concetti nuovi come sussidiarietà, solidarietà, bene comune e volontariato.
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