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L’occupazione rosa traina il mercato del lavoro in Italia, tranne che in Puglia

Data: 18/11/2015
Categoria: Altre News

Nettamente in controtendenza rispetto ai dati della penisola l’imprenditoria femminile in Puglia che, secondo i dati dell’Osservatorio di Confartigianato Donne-Impresa, registra un 4% in meno su base annua 

L’occupazione rosa traina il mercato del lavoro in Italia: a dirlo l’Osservatorio di Confartigianato Donne-Impresa. Secondo l’analisi statistica, infatti, le donne occupate in attività imprenditoriali hanno raggiunto il 47,5%, un valore prossimo al massimo storico mai raggiunto in Italia.

Se il lavoro in Italia è donna, uno studio regionale eseguito dal Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia, fondato sui dati statistici rilasciati da Istat e Unioncamere, ha rivelato che le professioniste e le imprenditrici in Puglia sono solo il 22,4% delle donne occupate, che corrispondono a 425.102. Rispetto al 2014, e prendendo in esame lo stesso periodo di riferimento, è risultato quindi un calo del 4% di donne lavoratrici autonome.

A Lecce le donne che hanno un lavoro autonomo o che sono titolari di un’impresa sono 3.742, dato che corrisponde al 22,6% del totale di tutta la Puglia. Il primato delle donne che svolgono lavori in veste imprenditoriale o comunque autonoma in Puglia è però detenuto dalla provincia di Bari, dove si registrano 6.385 lavoratrici che corrispondono al 41,6% del totale regionale. A seguire Foggia, con 2.049 donne imprenditrici, Taranto con 1809 e Brindisi con 1627. Le occupazioni in rosa in Puglia vedono una presenza preponderante nel settore dell’artigianato, in particolar modo nel settore dei servizi alle persone. Considerando solo questo ambito la provincia di Lecce è quella che conta un calo inferiore della presenza femminile fra le professioniste e le imprenditrici, con un -0,9%. Il dato peggiore viene invece da Foggia, dove il calo raggiunge l’1,7%.

Cos’è che incide in maniera evidente ad un calo della presenza delle professioniste e delle imprenditrici nel mondo del lavoro?

In Puglia, è certamente l’assenza di un welfare adeguato che riesca a far conciliare meglio la famiglia con il lavoro. A testimoniare le mancanze di tutela e di sostegno da parte dello stato alle famiglie vi è innanzitutto il modo in cui viene utilizzata la spesa pubblica che occupa per i nuclei familiari solo l’1% del PIL. La presidente di Confartigianato Impresa Puglia, Marici Levi commenta confermando che «I dati elaborati dal nostro Centro Studi regionale rendono bene l’idea di quanto l’Italia ed in particolare il Mezzogiorno non siano terreno ospitale per le lavoratrici donne. E lo sono ancor meno per le imprenditrici, notoriamente escluse anche da una serie di tutele previste in favore delle lavoratrici dipendenti».

La mancanza di leggi adeguate a supportare le famiglie e la crisi pone dei freni alle donne, soprattutto a quelle con figli, le quali non riescono ad emergere come professioniste o imprenditrici. A dimostrarlo ci vengono in aiuto ancora i dati: le donne autonome a livello lavorativo fra i 25 e i 44 anni raggiungono l’82,1%, ma la percentuale delle donne della stessa età con figli al lavoro scende al 63%. Di queste il 42,7% hanno difficoltà a coniugare impegni di lavoro e famiglia ed il 51,4% del totale lasciano i propri figli ai nonni.

Per sostenere le lavoratrici autonome divenute nel corso del 2015 mamme, l’Ente Bilaterale dell’Artigianato Pugliese ha introdotto una nuova prestazione che consiste in un contributo di 3.000€ una tantum cofinanziato dal Fondo per il sostegno alla Flessibilità. A questa prestazione sicuramente valida, Confartigianato Donne Impresa aggiunge diverse proposte necessarie ad agevolare l’imprenditoria femminile. La presidente Levi conclude infatti sostenendo che fra le azioni che possono agevolare il lavoro autonomo di una donna vi sono i voucher babysitting integrati con l’assistenza ai familiari anziani ed ai disabili, il sostegno per formare i collaboratori chiamati a sostituire temporaneamente la titolare nell’attività d’impresa, il credito d’imposta per la creazione di attività d’impresa nei servizi di welfare e gli sgravi per assunzioni a tempo determinato di coadiuvanti nei periodi di assistenza a minori e anziani.



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