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ISPRA. Rapporto rifiuti urbani 2015

Data: 09/11/2015
Categoria: Altre News

ISPRA pubblica il diciassettesimo Rapporto sui rifiuti urbani che conferma, per il contesto europeo una tendenza alla diminuzione della produzione di rifiuti urbani rispetto agli anni precedenti

L'Europa riduce i consumi di rifiuti urbani rispetto al 2014: è questo il primo dato che emerge dal Rapporto sui rifiuti urbani condotto da ISPRA, giunto ormai alla diciassettesima edizione. Da un primo sguardo ai grafici è possibile ricavare un primo segnale significativo: sono i paesi europei più giovani, ovvero quelli entrati solo recentemente, le realtà che producono meno rifiuti; al primo posto si attesta la Romania con 272 kg ad abitante ogni anno contro la Danimarca, i cui abitanti producono 747 kg a testa all'anno. Una differenza molto significativa che riflette evidentemente anche differenti stili di vita: si producono meno rifiuti in quei paesi dove esistono condizioni economiche più modeste.

Le politiche messe a punto dall'Unione Europea si riflettono in maniera evidente sulla gestione dei rifiuti: il 28% dei rifiuti viene destinato al riciclaggio, il 31% a smaltimento in discarica, il 26% viene bruciato all'interno degli inceneritori, ed il 15% riutilizzato mediante compostaggio. Se i nuovi stati membri sono ancora particolarmente indirizzati all'uso preponderante delle discariche, ve ne sono alcuni fra i vecchi, come Germania, Svezia e Belgio che utilizzano la discarica solo per l'1% di rifiuti, mentre altri, come Austria, Danimarca e Paesi Bassi, che ricorrono alla discarica per il 5% di immondizia.

In Italia la produzione di rifiuti urbani nel 2014 è cresciuta dello 0,3% rispetto al 2013, incremento che potrebbe esser causato sia dalle spese delle famiglie, che dal PIL. Non avendo a disposizione un arco temporale più lungo, secondo le valutazioni ISPRA la crescita dei rifiuti urbani è additabile soprattutto alle spese delle famiglie.

Scendendo nel particolare a crescere nella produzione dei rifiuti urbani è il livello di produzione delle Marche (+4,2%) e del Piemonte (+2,3%). A seguire troviamo l'Emilia Romagna con l'1,8% e poi l'Umbria, il Friuli Venezia Giulia, la Liguria e la Lombardia, tutte aventi un incremento produttivo compreso fra l'1 e l'1,5%.

Tra le regioni in maggior controtendenza troviamo invece la Basilicata che si attesta con il -3,1%, il Lazio con un -2,5% e Calabria e Molise con un 2,4%. Riguardo alla produzione pro capite è l'Emilia Romagna la regione in cui ogni abitante produce un quantitativo maggiore di rifiuti con 636 kg all'anno, mentre la Basilicata quella i cui abitanti sono più attenti con 349 kg a testa all'anno.

Se sono a sud le regioni che producono meno rifiuti urbani, sono sempre a sud le regioni che utilizzano meno la raccolta differenziata: la percentuale per le regioni del Mezzogiorno corrisponde al 31,7%, seguita dal centro che raggiunge il 40,8% mentre al nord, in particolar modo a Nord-est la percentuale di rifiuti sottoposti a raccolta differenziata raggiungono il 56,7%. Se sulla raccolta differenziata esistono differenze molto marcate fra regione e regione è possibile accertare che in tutte le aree vi è la volontà di utilizzare sempre meglio questo strumento, e lo dimostrano i dati: l'11,7% di raccolta differenziata in più al centro, ed un 7,5% in più al sud.

Ad ottenere i primi posti fra le provincie che maggiormente utilizzano la raccolta differenziata troviamo Treviso (81,9%), Pordenone (76,8%) e Mantova (72,8%), mentre gli ultimi posti spettano a Enna (6,1%), Palermo e Siracusa (7,8%) e Messina (8,4%).

Significativi anche i dati sulla gestione dei rifiuti che dimostrano come in quelle regioni in cui viene adoperato un ciclo integrato di rifiuti, e quindi un parco impiantistico sviluppato, si riduce automaticamente il ricorso alla discarica; esempio evidente è il Friuli Venezia Giulia in cui lo smaltimento in discarica è ridotto al 6%. Anche il compostaggio, sebbene in crescita è un settore ancora troppo ridotto: in un anno sono nati 39 impianti di compostaggio, la maggior parte dei quali si trovano nel Nord Italia (con 179 impianti), seguito dal sud ed infine dal centro.

La tendenza è quindi la trasformazione dei vecchi metodi di smaltimento nella trasformazione di buona parte dei rifiuti in materia prima per il riciclo o il compostaggio, ma ancora c'è tanta strada da fare soprattutto in quelle regioni in cui la sensibilità ambientale è tuttora troppo bassa.

Per visionare il Rapporto ISPRA integrale si rimanda qui



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