Xylella, sperimentare e risolvere, quello che fa la scienza
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Ieri, 14 settembre 2015, abbiamo seguito il convegno Esperienze sul contenimento del disseccamento rapido dell’ulivo da xylella fastidiosa. Si accende la speranza.

14 settembre 2015, Leverano. Sapevamo che non era un convegno come gli altri. A differenza di ciò a cui ci aveva abituato l’accademia barese, infatti, già dal tema “Esperienze sul contenimento del disseccamento rapido dell’ulivo da xylella fastidiosa” si poteva evincere come a parlare non sarebbe stato il problema, bensì le possibili soluzioni.
Da subito l’equipe di ricercatori ha introdotto la platea al nocciolo della questione, mostrando e delucidando in maniera ampia e dettagliata il processo che li aveva indirizzati verso Dentamet, prodotto israeliano, brevettato dal ricercatore M. Podliszewski, che altro non è se non una miscela di zinco e rame la cui azione viene potenziata dalla loro complessazione con idracido di acido citrico; quest’ultimo mescolato ai metalli dà vita ad una struttura molto simile ai peptidi delle piante, con funzione di autodifesa. A differenza dei peptidi, questo prodotto agisce molto velocemente, così come molto rapido è il suo assorbimento all’interno dei vasi xilematici. E’ la rapidità dell’assorbimento di zinco e rame, che provoca il primo disordine citoplasmatico irreversibile: infatti se lo zinco è indispensabile nei processi metabolici dei batteri, a dosi più elevate diviene tossico, trasformandosi nel loro peggiore nemico. Contestualmente la miscela attiva i meccanismi di difesa immunitaria naturali della pianta, spingendola a immunizzarsi autonomamente. Il Dentamet è già stato sperimentato con successo su altre specie colpite da gravi batteriosi, come quella che qualche anno fa aveva colpito i kiwi (Actinidia), i noccioli (Moria del Nocciolo) e gli stessi olivi toscani (Rogna). Ciascuno dei batteri in esame, per caratteristiche e capacità di provocare la morte della pianta, possiede molti punti in comune con Xylella fastidiosa, tanto da spingere il team di ricerca a sperimentare il prodotto anche sugli ulivi del Salento. Le sperimentazioni hanno previsto iniezioni sistemiche e cure endoterapiche, mediante delle pompe simili nel funzionamento ad una comunissima flebo, su 110 ulivi in campi sperimentali di Veglie, Galatone e Galatina.
Marco Scortichini, ricercatore del Centro Ricerca per la Fritticultura di Roma e Caserta, ha sottolineato che i risultati sono stati rapidi e sorprendenti: il Dentamet ha consentito alla pianta di rigenerarsi, in alcuni casi in soli 10 giorni. Il dato più entusiasmante è che nonostante il caldo estivo africano che ha interessato nel 2015 il Salento, tutte le piante trattate hanno mantenuto uno stato di salute ottimale, non ripresentando alcuna forma di disseccamento. Dentamet è completamente naturale e compatibile con le caratteristiche organiche del terreno, per questa ragione le aziende Bio hanno deciso di testarlo nei loro fondi. I risultati hanno evidenziato che il disseccamento con l’uso di Dentamet scompare portando i rami colpiti a produrre nuovi germogli.
Marco Scortichini, in battuta finale ha ribadito che questi sono solo dati preliminari e raccolti in meno di un anno di sperimentazione, ma seppur parziali sono sufficienti per essere condotti al cospetto della Commissione Europea per convincerla a cambiare strategia.
Quando la scienza ricerca, s’ingegna e sperimenta riesce a raggiungere l’obiettivo, e la scienza oggi ha dimostrato che si sta muovendo. In nome del presidente della Regione Emiliano, Gianluigi Cesari ha ribadito l’apertura a qualsiasi sperimentazione comprovata da dati: il Salento attende i prossimi dati, ma il tempo stringe, sugli Ulivi pende ancora inesorabile la gogna.
Eleonora Ciminiello
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