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Xylella, così il volontariato salentino ferma la strage degli ulivi

Data: 29/04/2015
Categoria: News CSV Salento

Il Centro servizi per il volontariato, insieme al Forum III settore salentino, ha dato vita a un coordinamento di associazioni e di migliaia cittadini, che chiedono e praticano azioni diverse dall’eradicazione di migliaia di piante a rischio disseccamento

Una partita difficile quella che impegna da mesi i volontari salentini nella tutela dell’ambiente, del paesaggio e della salute. La minaccia – ormai nota a livello europeo – si chiama Xylella, un “batterio da quarantena”. Tutta da dimostrare, in verità, la sua capacità di attaccare gli alberi di ulivo, e di produrre una mucillagine all’interno dei vasi xilematici, appunto, che impedirebbe il passaggio della linfa. Il mondo scientifico, infatti è spaccato a metà.

La storia. La presenza di disseccamento delle chiome sul territorio salentino comincia a manifestarsi già nel 2010, se non prima, e immediatamente si parla di Co.Di.Ro., complesso del disseccamento rapido degli olivi, ipotizzando quindi una pluralità di fattori che contribuiscono al disseccamento: dalla massiccia presenza di funghi tracheomicotici, all’incuria, alla “desertificazione” di un terreno che presenta lo 0,9% di sostanza organica, vessato negli anni dall’uso massiccio di erbicidi e dall’abbandono. Per anni il problema non viene affrontato da nessuno, fintanto che non spunta un “responsabile” da additare, che una parte della scienza e della politica identificano nel nome di Xylella. La politica dichiara l’emergenza sul territorio salentino e ha approntato un piano per debellare “il male” che prevede l’abbattimento degli ulivi infetti o potenzialmente infetti, quelli in cui siano visibili i segni del disseccamento, e misure fitosanitarie per l’eliminazione del vettore del batterio, la cicalina, che prevedono l’uso massiccio di insetticidi tra cui l’Imidacloprid, responsabile di gravi malattie. 

Incongruenze. La questione interessa tutti e all’inizio del 2015 diventa un caso nazionale, con la pubblicazione di un capitolo dal titolo “Lo strano caso della Xylella fastidiosa” nel terzo rapporto sui crimini Agroalimentari di Eurispes e Coldiretti “Agromafie” coordinato da Giancarlo Caselli. Nel rapporto si evidenziano alcune incongruenze circa l’arrivo del batterio nei territori salentini, e si ipotizza uno scenario quasi da giallo internazionale, sul quale peraltro la Procura di Lecce pone grande attenzione.

L’allarme. A febbraio scorso la determina regionale dell’Osservatorio fitosanitario che detta le regole per il contenimento della diffusione, allarma cittadini, volontari, piccoli agricoltori, bioagricoltori che ne colgono immediatamente la grave minaccia per l’ambiente, per il paesaggio e per la salute e iniziano ad organizzarsi in piccoli gruppi spontanei per approfondire la questione. Motore di questa mobilitazione il Centro Servizi Volontariato Salento, che assieme al Forum Terzo Settore Lecce, danno corpo a un coordinamento che si chiama #difendiAMOgliulivi, di cui fanno parte almeno 30 associazioni, grandi e piccole. Il coordinamento sposa una linea che prevede la corretta informazione, la spinta del mondo accademico a dare risposte alternative a quella della impossibile “eradicazione del batterio”, con cure sostenibili sugli ulivi.

La manifestazione del 29 marzo a Lecce
La manifestazione del 29 marzo a Lecce 1

La mobilitazione. Il momento clou nel quale si consacra una linea politica e culturale precisa è il 29 marzo, domenica delle palme, con l’organizzazione della più grande manifestazione spontanea di popolo che la città di Lecce abbia mai visto, portando nella centralissima piazza Sant’Oronzo almeno 15.000 cittadini. Tutti uniti nel grido unanime di dire no all’eradicazione e di scegliere strade alternative all’abbattimento degli ulivi alcuni dei quali plurisecolari e tutelati da una legge regionale che li riconosce monumentali e ne vieta categoricamente (a meno dello stato di emergenza che va in deroga alle leggi ordinarie) l’abbattimento. Ma la richiesta è anche di bloccare l’uso di insetticidi per combattere gli insetti vettori.

Radicati sul territorio. “Il radicamento del CSV Salento al territorio – spiega Luigi Russo, presidente del Centro Servizi di Lecce – lo si vede sin dal nostro logo, un albero di ulivo che per noi è sempre stato simbolo delle radici non solo paesaggistiche ma anche culturali e storiche. Molti anni fa quando lo abbiamo creato, abbiamo pensato che potesse rappresentare ciò che siamo, una realtà associativa vocata alla tutela di valori perpetui, fortemente radicata sul territorio e sinonimo di comunità, perché le pratiche agricole dei nostri ulivi, dalla raccolta delle olive alla cura, hanno contribuito a creare quel robusto mondo di relazioni che si sarebbero poi evolute nel tempo nell’associazionismo volontario”.

Attivismo competente. La vocazione del CSV Salento così dichiarata chiama attorno a sé le associazioni che già da oltre un anno stavano sperimentando le cure naturali sull’albero di ulivo, prima fra tutte l’associazione Spazi Popolari che ha curato dal disseccamento degli alberi centinaia di piante “spacciate” che a distanza di un anno sono totalmente rinverdite e in questi giorni hanno anche le prime infiorescenze. A Spazi Popolari si aggiungono Sos Costa Salento per la salvaguardia delle coste e del territorio, la leccese Lilt, Forum ambiente e salute che raggruppa numerose associazioni che si occupano di territorio e ambiente, Casa delle Agriculture Tullio e Gina che promuove una cultura sostenibile e Peacelink. “È un processo che parte da lontano – spiega ancora Luigi Russo. Nel 2014 abbiamo avviato sul territorio della provincia di Lecce quelli che abbiamo definito i Cantieri per la sussidiarietà, un percorso che ci ha portato ad incontrare circa 13 mila persone in 74 Comuni sui temi dell’ambiente e della salute. Il presupposto che sta alla base di questi incontri è che attraverso la corretta informazione, il dialogo, il confronto, si condividano porzioni di responsabilità, si contribuisca alla crescita del protagonismo sociale e all’attivismo competente, ponendo all’attenzione dei decisori politici temi spesso scomodi, richiamando l’attenzione delle istituzioni su scelte responsabili per le comunità”.

Il risultato Russo lo spiega in atti concreti: “Sono già sette i Comuni in provincia di Lecce che hanno emesso ordinanze per la drastica riduzione di pesticidi e fitofarmaci, nel tentativo di contenere i devastanti effetti della chimica in agricoltura grazie all’informazione che abbiamo diffuso sull’incremento delle neoplasie connesse all’inquinamento ambientale. Diversi i comuni che proprio in questi giorni stanno attivando i comitati civici per l’ambiente con la presenza di volontari e di cittadini che impegneremo in un percorso di formazione e che saranno le sentinelle dei territori. Questa è la prova concreta che la sussidiarietà è possibile, non è supplenza alle vacatio delle istituzioni ma chiama in causa le responsabilità singole e collettive per la tutela e la costruzione dei beni comuni”. L’attivismo dei cittadini salentini e dei volontari proprio in queste ore sta contribuendo a modificare l’approccio del governo italiano a favore di un abbandono delle drastiche eradicazioni. (spa)

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