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"No alla contenzione a vita nelle strutture riabilitative psichiatriche!"

Data: 20/12/2007
Categoria: Altre News
Dalle associazioni che in Puglia si occupano di disabilità e di problematiche mentali arriva questa denuncia sulla questione psichiatria, mentre in regione si discute del regolamento. Appello al Presidente Vendola
Quasi negli stessi giorni in cui si discuteva al convegno "Soteria e no restraint", siamo venuti a conoscenza che in Puglia veniva fatta dalla maggior parte delle strutture residenziali di tipo psichiatrico una proposta a dir poco indegna alla Regione. La Puglia, per quanto riguarda le strutture residenziali e semi-residenziali psichiatriche, ha da tempo una situazione anomala, molto discutibile. Questa situazione si può definire "di monopolio" di alcune grosse strutture che, senza alcun criterio meritocratico o di valutazione, godono di benefici a discapito di qualsiasi logica riabilitativa accettabile. La proposta avanzata da queste strutture è davvero estremamente allarmante alla luce di qualsiasi approccio dignitoso alle problematiche della salute mentale. Accenniamo solo ad alcuni punti significativi. Si chiede col "vuoto per pieno" alla Regione di essere riconosciuti ancora come enti storici ed in quanto tali che venga effettuato il pagamento delle rette dei pazienti in carico indipendentemente dalla presenza o meno di essi. La Regione dovrebbe erogare loro le quote non sulla base del servizio realmente offerto ma sulla disponibilità del servizio. Questo rompe, ovviamente, con qualsiasi logica di ricerca di risultati nel trattamento, abbracciando semplicemente una logica di tipo biecamente corporativo-protettivo. Si chiede alla regione di non considerare esaurito il tempo di riabilitazione a tre anni ma di renderlo rinnovabile su prescrizione del DSM. Una riabilitazione, insomma, che dovrebbe durare a vita. Si chiede alla regione di istituire (accettare la loro creazione da parte degli stessi "enti storici") nuove strutture denominate "comunità psichiatriche a lunga degenza", con numeri posti letto 20. Nel senso: dopo una lunga (indefinita) riabilitazione ci prepariamo con strutture in cui la lunga degenza dovrebbe terminare il percorso (di vita?). L'ennesima istituzionalizzazione, meno brutale ma di fatto altrettanto inaccettabile. Garantendosi peraltro loro una retribuzione già certa, indipendentemente dal servizio svolto e dai risultati. Significa di fatto favorire l“entrata nei circuiti psichiatrici riabilitativi e non permettere di uscirne (prassi sempre più corrente). Significa di fatto permettere che si mantengano strutture che in termini di costi umani ed economici potrebbero avere poco da invidiare ai vecchi manicomi (aboliti con la L.180 - legge Basaglia - ma di fatto solo rimodernati). Tutto questo avviene in Puglia, terra oggi di una sinistra attenta, terra oggi di vertici di psichiatria democratica. Chiediamo il sostegno di tutti a vario titolo impegnati contro la pratica della contenzione fisica, a cui oggi si associa sempre più spesso la pratica della contenzione di fatto a vita. In questi giorni la giunta regionale potrebbe varare il regolamento per sancire questa assurda proposta. Un segnale dalle varie realtà italiane sarebbe importante per evitare il rischio di una ennesima istituzionalizzazione. A questo fine rivolgiamo l“appello affinchè alla Regione Puglia giunga la voce di tutti coloro che non credono sia questo il modo di affrontare il problema della ri-abilitazione psichiatrica. Facciamo sentire la nostra voce al Presidente della Regione dott. Nichi Vendola segreteria.presidente@regione.puglia.it inviando un appello "No al vuoto per pieno! No alla contenzione a vita nelle strutture riabilitative psichiatriche!".


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