In nome del popolo inquinato
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Attiva una petizione per far approvare al più presto il ddl fermo al Senato che riconosce nel Codice penale i delitti ambientali. E' promossa da un cartello di 25 associazioni

Mai più disastri ambientali impuniti. Terra dei fuochi, Marghera, Taranto, Gela, Eternit, Valle del Sacco, Quirra: l’Italia non può più attendere. "Con l’inserimento nel Codice penale dei delitti ambientali, in primis quelli di inquinamento e disastro, sarà possibile aiutare magistratura e forze dell'ordine ad assicurare alla giustizia i colpevoli di gravi reati ecologici e mettere un freno alle lucrose e - ad ora sostanzialmente impunite - attività dell’ecomafia e della criminalità ambientale". Ad affermarlo è una nota con cui un cartello di 25 sigle (tra associazioni di cittadini, di studenti, di categoria e comitati), promosso da Legambiente e Libera, lancia l’appello al Senato indirizzato al presidente Pietro Grasso e ai presidenti delle Commissioni Giustizia e Ambiente, Nitto Palma e Marinello, per una rapida approvazione del disegno di legge sui reati ambientali nel Codice penale, "per mettere finalmente un freno - si sottolinea - a un’attività criminale che con 30 mila reati accertati all’anno oggi frutta a chi delinque oltre 16 miliardi di euro, a danno della sicurezza e della salute di tutti i cittadini e dell’economia sana".
"Oggi, infatti, chi ruba una mela al supermercato può essere arrestato in flagranza perché commette un delitto, quello di furto, mentre chi inquina l’'ambiente no, visto che nella peggiore delle ipotesi si rende responsabile di reati di natura contravvenzionale, risolvibili pagando un’ammenda quando non vanno, come capita molto spesso, in prescrizione - continuano le associazioni -. Non esistono nel nostro Codice penale, infatti, né il delitto di inquinamento, né tantomeno quello di disastro ambientale. Uno squilibrio di sanzione anacronistico, insostenibile e a danno dell’intero Paese, che garantisce spesso l’impunità totale agli ecocriminali e agli ecomafiosi".
"Oggi, finalmente, possiamo dare una svolta a questa situazione: nel febbraio 2014, infatti, la Camera dei deputati ha approvato a larghissima maggioranza un disegno di legge che inserisce 4 delitti ambientali nel nostro Codice penale: inquinamento e disastro ambientale, trasporto e abbandono di materiale radioattivo e impedimento al controllo. Il testo, però, è inspiegabilmente fermo da mesi al Senato, per alcuni limiti tecnici che sarebbero facilmente superabili con poche modifiche".
"Approvarlo prima possibile rappresenterebbe, invece, una pietra miliare nella lotta alla criminalità ambientale - concludono i firmatari dell'appello -, garantendo una tutela penale dell’ambiente degna di questo nome e, soprattutto, assicurando strumenti investigativi fondamentali per le forze dell’ordine e la magistratura". “Serve un ultimo sforzo, perché non c’è più tempo da perdere. In nome di quel popolo inquinato che attende da troppo tempo giustizia, è giunto il momento che ciascuno si assuma le proprie responsabilità davanti al Paese”.
Ecco alcuni dei firmatari dell'appello: Vittorio Cogliati Dezza (Legambiente), Luigi Ciotti (Libera), Vincenzo Vizioli (Aiab), Francesca Chiavacci (Arci), Dino Scanavino (Confederazione italiana agricoltori), Roberto Moncalvo (Coldiretti), Andrea Carandini (Fai), Giuseppe Onufrio (Greenpeace Italia), Roberto Romizi (Medici per l’ambiente), Piergiorgio Duca (Medicina Democratica), Franco Iseppi (Touring Club Italiano), Donatella Bianchi (Wwf Italia), ecc.
E' possibile firmare la petizione su change.org oppure su Riparte il futuro
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