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Riforma della 266. I Csv: ''Le risorse vanno equilibrate tra nord e sud''

Data: 17/12/2007
Categoria: Altre News
Dal convegno di Csvnet la richiesta a prevedere nelle nuova legge meccanismi di riequilibrio tra i diversi centri italiani.
A dieci anni dalla loro nascita, i Centri di servizio per il volontariato mostrano un sensibile allargamento della loro base sociale; una diffusione capillare sul territorio; l'assunzione di crescenti responsabilità di governance sulle organizzazioni di volontariato. Se non si può ancora parlare di una piena capacità di rappresentanza, i Centri di servizio hanno comunque acquisito un ruolo politico di primo piano. È un bilancio senza dubbio positivo quello che emerge dal report annuale CSV.net. Utile soprattutto a definire le sfide che si profilano per il futuro del volontariato. A discuterne, nel corso di una tavola rotonda organizzata giovedì pomeriggio al Cnel a margine della presentazione del rapporto, alcune tra le voci più autorevoli del settore. Marco Granelli presidente CSV.net ha evidenziato la crescente "infrastrutturazione" del volontariato italiano, che dimostra oggi "un“accresciuta capacità di governare le proprie risorse e il proprio sviluppo". Ponendosi come interfaccia con il Terzo Settore, le istruzioni, ma anche le realtà imprenditoriali, i centri di servizio sono "lo strumento attraverso il quale arrivare ad una piena rappresentanza del volontariato". In un panorama che resta tutt“oggi atomizzato (circa la metà delle organizzazioni italiane è comunque al di fuori del circuito dei Csv) e che tende non di rado all“autoreferenzialità, anche il sottosegretario alla Solidarietà Sociale Cristina De Luca ha posto l“accento sulla necessità di "valorizzare le reti trasversali", di cui i Csv sono espressione fondamentale. "Il compito dei centri di servizio non è sostituirsi alle organizzazioni ma lavorare con queste in un“ottica di co-progettazione" ha detto la De Luca, tornando a ribadire l“urgenza di una legge che consenta uno "sviluppo qualitativo" del volontariato. Tema dei temi, l“attesa riforma della legge 266, vede tuttavia concordi molti operatori su alcuni punti fondamentali. Per Mauro Giannelli, segretario della Consulta nazionale del Volontariato, l“articolo 15 dell“attuale legge (quello che appunto istituisce i Csv) dovrebbe essere toccato il meno possibile: "i fondi servono per rafforzare l“azione sociale del volontariato" ha detto Giannelli. Che pone però l“accento sulla necessità di "potenziare gli strumenti" atti a "garantire la trasparenza" dei finanziamenti e dell“azione del volontariato: "Non si tratta di individuare un nuovo soggetto, ma di potenziare quelli esistenti". E sulla questione delle risorse i Centri di Servizio si aspettiamo che nella revisione della legge quadro sul volontariato siano previsti meccanismi di riequilibrio tra i diversi centri italiani del sud e del nord, per permettere a tutte le organizzazioni di godere del sostegno e dei servizi offerti dai Csv. Attualmente questa perequazione è dettata da un accordo tra le parti (Csv e Fondazioni bancarie), è dunque forte la richiesta che questa intesa si tramuti in disposizione di legge. Prospettiva assolutamente condivisa da Lorenzo Di Napoli, rappresentante dei Co.Ge. (i comitati di gestione dei Csv, governati dalle fondazioni bancarie, titolari dei fondi, insieme ai rappresentanti delle associazioni). Di Napoli rileva come comitati e centri di servizio siano entrati ormai nella "seconda generazione". L“adozione di strumenti idonei di progettazione sociale, il controllo di gestione e la formazione dei quadri sono per Di Napoli le sfide dei prossimi anni, che dovranno anzitutto ridurre la sperequazione tutt“ora esistente tra il nord e il sud del paese. Nel complesso, come ha ben evidenziato Piergiorgio Licheni (presidente Convol), l“attuale discussione sulla rappresentanza suggerisce che il volontariato ha ormai sviluppato una propria definizione rispetto al Terzo Settore, fatto che indica di per sè una sensibile maturazione della propria identità.


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