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Mose, Expo, L'Aquila, grandi appalti e... 275

Data: 13/06/2014
Categoria: News Associazioni Lecce e provincia

Le ragioni dei cittadini contro quelle delle "cupole" in una lettera di Luigi Russo a seguito della sentenza del Consiglio di stato che rigetta il ricorso degli espropriati 

All'indomani dalla sentenza del Consiglio di Stato che rigetta, senza entrare ancora una volta nel merito, che ha respinto il ricorso presentato per conto di 13 proprietari di terreni interessati dai lavori di allargamento della Ss275, Luigi Russo, presidente di SOS Costa Salento e militante nel comitato SOS 275, scrive una lettera aperta sulla questione grandi opere. 

Questa la motivazione della sentenza: «Essendo il ricorso in parte irricevibile per tardività e in parte inammissibile per difetto di legittimazione, non possono esaminarsi le ulteriori censure di appello che attengono al merito, cioè alla legittimità degli atti e delle procedure amministrative contestate». I ricorrenti, inoltre – come fa notare il Comitato SOS 275 in una nota pubblicata sul proprio sito –  sono stati condannati alle spese in favore di Anas, Cipe, di tre ministeri, del consorzio Asi, della Prosal (società salentina che ha effettuato la progettazione del tracciato) della Regione Puglia e della Provincia di Lecce, quest’ultima rappresentata in giudizio dall’avvocato Piero Quinto, per violazione del principio di sinteticità degli atti processuali, introdotta dall’articolo 3 del nuovo Codice del processo amministrativo. Insomma, le oltre 100 pagine di testo del ricorso, sono state considerate un intralcio alla giustizia. 

Ecco la lettera a firma di Luigi Russo

Le storie del progetto MOSE a Venezia, dell’EXPO a Milano, della Salerno-Reggio Calabria, della ricostruzione del terremoto a L’Aquila, e delle migliaia di grandi opere della prima repubblica e della seconda repubblica, ci hanno insegnato che la politica italiana è in qualche modo succube delle lobby dei grandi appalti. Un sistema che ha corrotto gli amministratori e gli imprenditori, uomini delle forze dell’Ordine, avvocati, persino giudici, ma ha anche corroso le regole della legalità. Tanto che ormai nel paese c’è una chiara emergenza rispetto alla tenuta dello Stato di Diritto. 

La storia della S.S. 275, insegna un’altra cosa: di fronte ad interessi economici molto alti (300 milioni di Euro), politicamente bilanciati tra destra, centro, sinistra, non ci sono violazioni di legge che reggano all’impatto del treno in corsa dell’appalto dell’autostrada. Tutto si deve sacrificare, tutto si deve mettere a tacere, pur di realizzare, da Montesano a Leuca un’opera fatta di cemento e asfalto che porterebbe “sviluppo e vita”. Non ci sono le ragioni del territorio e del paesaggio (ricordiamo che il progetto dell’autostrada passa sulle discariche con rifiuti pericolosi nel territorio di Tricase e Alessano, oggetto questo di inchiesta di tre procure, anche per presunto inquinamento della falda); non ci sono le ragioni geologiche e archeologiche e culturali; non ci sono le ragioni dei cittadini organizzati in associazioni, locali e nazionali; non ci sono le ragioni dei proprietari di quasi mille ettari di terreni e abitazioni e agriturismi che verranno abbattuti. Quasi tutti i livelli della giustizia italiana, TAR e Procura Penale di Lecce, Consiglio di Stato, Cassazione hanno deciso in questi anni, con una coerenza e compattezza interna mai vista, di non entrare “mai” nel merito dei ricorsi, fermandosi, di volta in volta, a espedienti come: “difetto di legittimazione”, “tardività”, “mancanza di interesse legittimo”, addirittura “prolissità dei ricorsi” ed “eccessiva lunghezza”, o a principi paradossali come quello della gelosia istituzionale: “non avete avuto giustizia dagli altri e la volete da questo tribunale?”. Insomma, tutto ciò che dicono o scrivono “gli altri”, gli oppositori, deve essere demolito! 

Questa sentenza, la n. 5707/2014 pubblicata l'11 giugno dalla 4.a sezione del Consiglio di Stato, contraria al ricorso dei proprietari espropriati di terreni e costruzioni del tratto da Montesano a Leuca, supera l’immaginabile: in 23 striminzite pagine, a caratteri larghissimi, si arriva alla conclusione che essendo il ricorso “in parte irricevibile per tardività” (i proprietari terrieri avrebbero dovuto fare ricorso nel 2004… anche se hanno saputo di essere implicati solo nel 2011… avrebbero dovuto cioè avere doti di preveggenza!) e “in parte inammissibile per difetto di legittimazione” (i proprietari non concorrono nella progettazione e nella aggiudicazione della gara…), “non possono esaminarsi le ulteriori censure di appello che attengono al merito, cioè alla legittimità degli atti e delle procedure amministrative contestate”. Insomma, se anche ci fossero delle violazioni di legge il Consiglio non le può/vuole considerare. Perché poi? Perché è più importante la forma (?) della sostanza? 

Per ricorrere a una metafora, si potrebbe dire che ci troviamo di fronte a un cancro conclamato, che vorrebbe uccidere il futuro e la bellezza, in nome del nulla: ogni cura è rifiutata e respinta dalle cellule malate, perché la “cupola biologica” ha deciso che il corpo deve morire, e trova tutte le “sragioni” per farlo, sostenuto da qualche apprendista stregone o santone... Noi cittadini responsabili e amanti della Terra del Salento, colpiti in faccia da ripetuti schiaffi delle teorie e dei teoreti del “diritto orientato”, continuiamo a credere nello Stato e nella Giustizia, e crediamo fermamente che valga sempre quella battuta dell’opera teatrale di Bertold Brecht «ci sarà pure un giudice a Berlino»: ci sarà, in Italia o in Europa, un giudice che andrà oltre il “muro della non conoscenza” e renderà giustizia alla Giustizia. Nessuno si illuda: noi resistiamo! 

Luigi Russo



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