Riforma del Terzo Settore, la sfida della complessità
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Il Terzo Settore pugliese incontra il sottosegretario al Welfare Luigi Bobba. Al centro la necessità di ripensare l’identità e l’esigenza di nuove regole

Un incontro partecipato e ricchissimo di contenuti quello che si è svolto lo scorso 5 giugno a Bari presso la sede della Regione Puglia e organizzato dall’assessorato regionale al Welfare di concerto con le reti territoriali più rappresentative del Terzo settore pugliese con il sottosegretario al Welfare Lugi Bobba, per discutere delle Linee Guida nazionali di riforma del Terzo Settore. Molti i partecipanti: dal CSV net Puglia, a Legacoop, Federsolidarietà, Forum terzo settore, l’Osservatorio regionale del volontariato.
“C’è una grande convergenza sulle linee strategiche che sono contenute nel documento che Renzi ha presentato – ha detto in apertura Luigi Bobba – 700 persone hanno già scritto all’indirizzo e mail che il Governo ha lanciato per promuovere la consultazione pubblica e già questo in sé è un successo, cioè una mobilitazione positiva e propositiva”. In poche battute Bobba va ai grandi temi che fanno da sfondo alla riforma pensata dal Governo: “Tre sono gli obiettivi, i principi che costituiscono l'anima del terzo settore e le Linee Guida intendono intervenire proprio su questi tre macrotemi – ha spiegato il sottosegretario: prima di tutto la cittadinanza, perché il terzo settore è una grande scuola di appartenenza; poi il welfare perché questo mondo è inevitabilmente intrecciato al welfare, ai servizi alla persona, alla comunità, e siamo di fronte alla creazione di un welfare partecipativo e comunitario, perché i bisogni sono cambiati, il welfare è cambiato e rischiamo una deriva privatistica del welfare mentre invece solo una risposta cooperativa tra istituzioni pubbliche e soggetti del terzo settore, è in grado di generare un welfare partecipativo e comunitario. Infine negli anni è emersa un’economia sociale, d’impresa che ha incorporato valore sociale come obiettivo imprenditoriale e l’Italia, attraverso la cooperazione sociale, è stata antesignana di questo modello che ora è una politica europea fortemente attraente”. Questi temi sono poi intrecciati alla revisione generale della legislazione di settore, alla dimensione civilistica e fiscale. Cuore della proposta di riforma è poi il grande tema del Servizio civile.
Molti i contributi e di notevole spessore quelli presentati dai vari rappresentanti e distinti tra la necessità di ripensare all’identità del Terzo settore e l’esigenza di rivedere anche il sistema di regole che governa questo mondo.
"Vogliamo ringraziare, senza ipocrisia, il governo Renzi – ha commentato Luigi Russo, vicepresidente dell’Osservatorio regionale del Volontariato – perché per la prima volta, dopo 20 anni, ha messo le mani su una questione, quella del riordino del Terzo Settore, che nessun governo precedente aveva mai considerato. Quei governi che in fin dei conti ci avevano costretti ad assumere la strategia della continua riduzione dei danni. Eppure il Terzo Settore è un asse strategico dell’economia del paese, anche se non profit. Ma tutti sappiamo che il profit non è tutto, e la crescita incredibile del volontariato in questi ultimi anni (dati Istat, +1,5 milioni) e delle imprese dell'economia sociale e la relativa occupazione, dimostrano che l'Italia e gli italiani, puntano molto per la qualità della loro vita su questo settore, che non è 'terzo', come dice il presidente del Consiglio, ma 'primo'. Abbiamo chiesto al sottosegretario Luigi Bobba, di impegnare il governo a sposare in pieno la riforma del titolo V della Costituzione, principio di sussidiarietà, dando riconoscimento al valore politico del Terzo Settore e valorizzando le esperienze tipo quelle dei 'Cantieri per la sussidiarietà' in cui il CSV di Lecce fa esperienze pilota; stabilizzare, poi, il sistema dei CSV italiani, superando le incertezze, e soprattutto le sperequazioni che, di fatto, favoriscono le associazioni delle regioni nelle quali ci sono le sedi legali delle fondazioni; ma prima di tutto, abbiamo chiesto al governo di annullare la circolare Visco che ha tolto al sistema del volontariato italiano circa 30 milioni di euro all'anno e di razionalizzare il sistema del 5 per mille per evitare che risorse importanti vadano a finire nelle mani di soggetti (filo profit) che camuffano finalità false di utilità sociale; infine abbiamo posto il tema della rappresentanza del Terzo Settore, anche in riferimento ai rapporti con le Istituzioni".
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