Il non profit non sia la stampella dello Stato!
Categoria: Altre News
Lo ribadisce il ministro Poletti in occasione della presentazione a Roma dei dati Istat sul Terzo settore

Sono 300 mila le associazioni che fanno davvero funzionare la società. Sono i numeri presentati dal ministro del Lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti in occasione del convegno, organizzato dall'Istat, "Il non profit in Italia. Quali sfide e quali opportunità per il Paese" per il 15 aprile 2014. Ed è stato lo stesso ministro a ribadire che questo sistema non può essere considerato come la stampella dello Stato o il "riparatore dei danni sociali", ma un protagonista che sempre più deve "intervenire nella definizione delle dinamiche sociali e delle dinamiche economiche".
Secondo Poletti, così come ha riferito a Redattore sociale, i dati ci confermano una situazione in crescita, dove c'è una grande presenza di giovani e un grande dinamismo. Un forza in crescita, pronta ad acquisire un ruolo decisivo nella società, senza dover riparare ai danni sociali prodotti da altri sistemi. Ed è proprio sul ruolo delle Istituzioni e, in questo caso, del Governo che Poletti è intervenuto.
«Non siamo convinti che con le leggi si risolvano i problemi, siamo convinti che intanto bisogna affermare un 'idea, sostenere una cultura, convincersi che logiche di fondo che hanno costruito alcune dinamiche sociali vanno cambiate - afferma -, poi il Parlamento farà la propria parte con le norme e il governo altrettanto, ma qui sono in campo gli enti locali, il volontariato, l'associazionismo».
Durante il Festival del volontariato a Lucca, il presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva parlato di un disegno di legge sul volontariato da definire in un mese.
«C'è una discussione aperta – continua Poletti – in particolare sull'impresa sociale, stiamo lavorando a una risposta che abbia una sua organicità, altrimenti c'è rischio di produrre interventi spot o occasionali, l''ipotesi di quadro è recuperare il lavoro che il Parlamento ha già fatto e messo in discussione, per dargli una sua organicità. Cercheremo di produrre una semplificazione, in particolare sugli strumenti che intervengono in campo sociale e che sono frammentati e distribuiti tra enti locali, comuni, regioni e stato. C'è bisogno di costruire una regia ma soprattutto un'idea di società e di economia nuova, supportata da provvedimenti coerenti».
Secondo il Censimento Istat, al 31 dicembre 2011 le organizzazioni non profit attive in Italia sono 301.191, il 28% in più rispetto al 2001 (anno dell'ultima rilevazione censuaria sul settore), con una crescita del personale dipendente pari al 39,4%. In aumento del 9,5% la parte più "imprenditoriale" del non profit, quella relativa alle istituzioni con addetti. Le unità locali delle istituzioni non profit sono 347.602 (+37,3% sul 2001).
Il settore conta sul contributo lavorativo di 4,7milioni di volontari (il 43,5% in più rispetto al 2001), 681 mila dipendenti, 270 mila lavoratori esterni, 5 mila lavoratori temporanei. Sono inoltre presenti altre tipologie di risorse umane che prestano a vario titolo la loro attività nelle istituzioni rilevate: 19 mila lavoratori comandati/distaccati, 40 mila religiosi e 19 mila giovani del servizio civile. L'universo femminile del settore non profit è costituito da 1,8 milioni di volontarie, 494 mila dipendenti, 142 mila lavoratrici esterne, 3 mila lavoratrici temporanee, 9 mila lavoratrici comandate/distaccate, 26 mila religiose e 10 mila giovani del servizio civile. Le donne si confermano la componente principale dei lavoratori retribuiti (dipendenti ed esterni) con una quota pari al 67%.
Torna all'elenco delle notizie