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Alla ricerca dei veleni del Sud Salento

Data: 15/04/2014
Categoria: Altre News

Si scava nelle zone di Tricase e Alessano alla ricerca di scarti industriali proprio nell'area interessata al passaggio della ss 275

Il Sud Salento come la Terra dei fuochi? È questo il terribile sospetto che ha portato la Procura di Lecce ad aprire un fascicolo sulla situazione dei rifiuti interrati nel Capo di Leuca. Grazie a due inchieste parallele coordinate dal pm Valeria Mignone si scava alla ricerca di scarti industriali in contemporanea a Tricase, nella vecchia discarica Rsu in contrada Matine, e a Patù, nel giardino di una villetta, in contrada Pozzo Volito. A portare avanti gli scavi, la Guardia di Finanza di Maglie e i carabinieri del Noe di Lecce. In base ad una prima stima, ammontano a diverse tonnellate i quantitativi di rifiuti tirati fuori sia a Tricase che ad Alessano, insabbiati da almeno 20 anni. Si tratta soprattutto di pellami trattati con agenti chimici, ma il sospetto è che ci siano anche rifiuti ospedalieri, motivo per il quale è stata richiesta la presenza di un tecnico.

Molte zone rosse avrebbero dovuto essere coperte per sempre dal passaggio della nuova statale 275 a 4 corsie che da Maglie arriva fino a Leuca. A Patù, nel canalone di Pozzo Volito sono state rinvenute buste di plastica lacerate e contenenti pellame. A Tricase, la Guardia di finanza ha trovato in queste ore scarti di pellami e altri rifiuti all'interno di quella che fino al 1995 è stata la discarica della spazzatura del Comune nata per accogliere solo spazzatura delle civili abitazioni.

Negli ultimi mesi i sospetti di un scheletro nell'armadio – anzi, nel sottosuolo – difficile da ignorare erano evidenti. In contrada Matine ad Alessano, nello scorso aprile fu rinvenuto un vecchio deposito di rifiuti pieno di scarti della lavorazione delle industrie del calzaturiero. A poca distanza, nei pozzi artesiani, sono state trovate tracce di diossina. In località Pozzo Volito a Patù, a tre metri di profondità nel sottosuolo, i carabinieri del Noe hanno trovato un quantitativo ancora indefinito di rifiuti costituiti da scarti della lavorazione industriale di pellame.

Al vaglio degli inquirenti anche la verifica delle attività di bonifica che i Comuni avrebbero dovuto attivare con i finanziamenti regionali. Le ipotesi di reato delle due inchieste sono attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio ed intermediazione di rifiuti non autorizzata, nonché mancata bonifica.




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