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In Puglia l'inclusione sociale è fattore di sviluppo.

Data: 30/11/2007
Categoria: Altre News
Ministeri, Formez e Regioni fanno un bilancio delle strategie attuate in questi anni e di quelle in via di definizione per le politiche e gli interventi del prossimo sessennio.
Molto di più di una giornata di bilancio quella che si è svolta ieri a Bari presso l'Hotel Excelsior dove il ministero della funzione pubblica, il ministero della solidarietà, la Regione Puglia e il Formez hanno discusso di come l'inclusione sociale possa tradursi in fattore di sviluppo. L“incontro ha posto l“accento sulle strategie e sugli interventi a favore dell“inclusione sociale nella vecchia e nuova programmazione comunitaria, sulle opportunità di integrazione tra risorse nazionali e comunitarie, sui primi risultati e sulle prospettive. Il Pon Atas 2000-2006 "Azioni a supporto della programmazione sociale", promosso dai ministeri della funzione pubblica e della solidarietà sociale, si è posto l'obiettivo di migliorare la capacità istituzionale della pubblica amministrazione e di contribuire a migliorare l'attuazione dei programmi operativi e degli interventi cofinanziati dai fondi strutturali. I due ministeri si sono avvalsi del Formez per realizzare in tutte le regioni Obiettivo 1 le azioni di assistenza tecnica, e insieme hanno scelto Bari per la realizzazione dell'evento di chiusura del PON "perchè la Puglia si sta rivelando la regione più capace di innovare il settore delle politiche sociali, sia sul piano normativo che su quello della programmazione". Un riferimento tra tutti è la scelta, unica in Italia, di destinare ben il 12% delle risorse del programma operativo Fesr 2007-2013, (circa 640 milioni di euro), alle infrastrutture sociali e sociosanitarie e ai nuovi servizi per l'inclusione e la conciliazione: basti pensare che nessuna regione meridionale va oltre il 6%. Le scelte della giunta regionale relative all“asse III del programma operativo Fesr per l“inclusione sociale, per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e per la qualificazione del lavoro sociale di cura, per i sistemi informativi e per l“incremento dell“offerta di servizi, non possono che avere delle ricadute sul sistema di welfare regionale, che saranno tanto più coerenti ai bisogni della cittadinanza pugliese quanto più saranno integrate con quanto previsto o con quanto potrà prevedersi nei piani sociali di zona. "Tutto il lavoro fatto nel 2000-2006, soprattutto in ordine alla formazione del personale che ha occupato il 70% delle risorse, all“interno delle pubbliche amministrazioni, è stato propedeutico alla nuova programmazione che come ha spiegato in apertura Vittoria Cardilli del dipartimento della funzione pubblica si spenderà soprattutto nella direzione dell“integrazione". "Il programma Azioni di sistema per la crescita professionale degli operatori degli enti locali di cui fa parte anche la Puglia, è il primo dei progetti ad essere rientrato nella vetrina delle eccellenze del catalogo 'Buone pratiche“ del Fondo Sociale 2000-2006 del ministero del lavoro" ha annunciato Anna Pina Cuccurullo responsabile dell“area welfare del Formez, tracciando il bilancio del progetto di assistenza alla pubblica amministrazione che, a partire dal 2003, ha contribuito in maniera decisiva alla programmazione e all“attuazione delle politiche di welfare in Puglia. IL NOSTRO PAESE HA UN CONSISTENTE PROBLEMA DI POVERTA'. "La spesa sociale nel suo complesso non è bassissima ma non si investe nulla sulle politiche della povertà e dell“esclusione sociale". Lo ha affermato Emanuele Ranci Ortigosa dell“Irss di Milano, intervenuto al convengo. "Negli ultimi dieci anni l“assistenza sociale è andata diminuendo dal 3,5% del 1997 al 3% del 2006 del Pil e dal 14,6 all“11,9% sulla spesa per la protezione sociale". I confronti a livello europeo testimoniano come la politica di contrasto alla povertà italiana sia sottodimensionata e non universalistica. "Le diverse misure contro la povertà sono categoriali e assorbono nel loro insieme lo 0,1% del Pil, assai inferiore ad altri paesi europei che si attestano su una media dello 0,9%. Le misure di integrazione del reddito assorbono il 19% ma incidono poco sulla povertà. La distribuzione della spesa è poco distributiva e, conseguentemente l“efficacia degli interventi di politica contro la povertà, tanto che nella classificazione europea quelli italiani non vengono neanche enumerati". "Il dato più macroscopico che emerge rispetto alle nostre politiche è il permanere di forti disparità sulla dotazione infrastrutturale sociale e sociosanitaria, che è, peraltro, di gran lunga inferiore alla media del sud Italia". Così Giuseppe Moro, presidente del Nucleo di valutazione Por Puglia 2000-2006 ha riportato il focus sulla regione Puglia, sottolineando le criticità dei primi sei anni di programmazione e illustrando le nuove opportunità. "Per questo abbiamo pensato a un modello programmatorio differente, con sostanziali novità. La prima è che le politiche sociosanitarie costituiscono uno degli assi portanti (e non un sottoinsieme) del Fesr, con una dotazione importante dal punto di vista finanziario (580 milioni di euro)". I nuovi fondi potranno garantire di ristabilire un equilibrio tra i vari territori per rendere omogeneo, rispetto alla media regionale, il territorio di infrastrutture sociali e sociosanitarie. Ma se non è pensabile uno sviluppo come condizione dell“inclusione sociale, forse, ammette Salvatore Esposito, dirigente dell“area politiche sociali della Regione Campania "non va bene neanche moltiplicare i processi di inclusione come condizione di sviluppo. Potrebbe non bastare capovolgere la tendenza, perchè occorre soprattutto modificare il modello di sviluppo. Occorre un modello di sviluppo sostenibile che sia modello di efficienza economica". Nella valutazione di luci e ombre della precedente programmazione Anna Maria Candela, dirigente regionale del settore programmazione e integrazione sociosanitaria, non sembra esprimere esitazioni. "Questa occasione è stata unica per gli operatori pugliesi perchè per la prima volta ci siamo dotati di azioni di sistema. Abbiamo sviluppato una rete che non c“era tre anni fa. Occorre riflettere e scegliere le priorità, i modelli di intervento che richiedono sperimentazione e innovazione, occorre chiedersi quello che serve realmente sul territorio, utilizzare le risorse umane e progettare in un“ottica strategica." "Una sfida importante quella che abbiamo di fronte ha affermato in conclusione l“assessore regionale alla Solidarietà sociale Elena Gentile, una pianificazione decisiva quella che ci attende. Vado via con una spinta e una motivazione diversa da quella del mio ingresso in sala. Condivido la necessità di riporre al centro, con la dovuta forza, le questioni del welfare del mezzogiorno, anche rispetto alla qualità dei soggetti come stimolo e incoraggiamento ai progetti di sviluppo. Le politiche di inclusione sociale non possono che essere politiche integrate".


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