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Investire nelle persone

Data: 21/02/2014
Categoria: Altre News

Arriva dal Terzo Settore una precisa proposta per valorizzare al massimo le misure alternative alla pena 

Quasi in concomitanza con l'approvazione ufficiale del Decreto Carceri 2014, il Terzo settore avanza una serie di proposte per riconoscere le misure alternative alla pena. Se la nuova normativa prevede soprattutto nuove regole per razionalizzare la gestione della popolazione carceraria, incentivando l’utilizzo di strumenti quali, il braccialetto elettronico e domiciliari e l'istituzione del Garante nazionale dei diritti dei detenuti, le proposte avanzate dal gruppo di lavoro “La certezza del recupero” composto dalle principali realtà nazionali impegnate sul tema del carcere puntano su strumenti diversi.

Le richieste consegnate nelle mani di una decina di parlamentari sono le seguenti: riconoscimento normativo e amministrativo dell'accoglienza di persone in esecuzione penale e in fase di reinserimento sociale; la predisposizione di un piano di risorse immediate e urgenti per progetti di reinserimento sociale; l’estensione degli articoli 17 dell’ordinamento penitenziario (legge 354/75) e del 120 (regolamento del 2000) oltre che la revisione delle autorizzazioni previste dall’articolo 78; la riformulazione degli articoli 73-77 sul Consiglio di aiuto; il sostegno istituzionale a iniziative di accoglienza e accompagnamento; la costituzione un tavolo di lavoro permanente dedicato al tema delle misure alternative alla pena.

Per rendere effettive le possibilità di reinserimento sociale sul territorio, quindi, è necessario riformulare gli articoli 73 e 77 della legge 354 del 75 sul Consiglio di aiuto, di estendere l’articolo 17 dell’ordinamento penitenziario per consentire l’accesso della comunità esterna all’azione rieducativa in affiancamento all’Ufficio per l’esecuzione penale esterna (Uepe) e di rivedere le procedure di concessione delle autorizzazioni dell’articolo 78.

«Siamo di fronte a una situazione paradossale – spiega il presidente della Sesta Opera San Fedele Guido Chiaretti intervistato da Volontariatooggi.info: se nel carcere ci sono oggi diecimila volontari, quelli che operano all’esterno con l’Uepe sono 102 in tutta Italia. Per il carcere si spende ogni anno circa tre miliardi contro i cinquecentomila euro destinati alle attività esterne. Le misure alternative si compiono fuori dal carcere, sui territori, nella società civile. È quindi assurdo che a causa di una norma la società civile non possa intervenire proprio lì dove l’azione si compie». Ad oggi, inoltre, in Italia non esiste una mappa delle strutture che offrono accoglienza ai detenuti. La Fondazione volontariato e partecipazione, in collaborazione col gruppo di lavoro “La certezza del recupero” ha avviato una ricerca proprio al fine di individuare tutte le comunità e le strutture esterne.

Tra i promotori del nuovo disegno di legge, il Centro nazionale per il volontariato insieme a Seac e Conferenza nazionale volontariato giustizia che lo hanno presentato in un apposito incontro a Roma. Una proposta per uscire dall'emergenza del sovraffollamento e investire sull'uomo. Una scelta che potrebbe rivelarsi un toccasana anche per le casse ministeriali. Nel 2013, il sistema carcerario è costato 2,8 miliardi di euro per una spesa media a detenuto di 116 euro al giorno. Ma se fosse inserito in un percorso di educazione e reinserimento, alle comunità di accoglienza costerebbe non più di 50 euro.



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