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L'Italia sta scomparendo!

Data: 29/10/2013
Categoria: Altre News

L'allarme arriva dall'IX Rapporto Ispra che ha censito una perdita quotidiana di 70 ettari di suoli a causa di speculazione e cemento

L'Italia perde ogni giorno 70 ettari di suoli. Nulla a che vedere con la desertificazione: responsabili della sparizione di pezzi interi di territorio sono la speculazione e il cemento. I dati sconcertanti vengono dal IX Rapporto Ispra, Istituto  Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale, sulla Qualità dell’Ambiente Urbano.«Crescono le superfici artificiali e impermeabili», si legge nel comunicato stampa ufficiale, «nel complesso le 51 aree comunali soggette a monitoraggio hanno cementificato un territorio pari a quasi 220.000 ettari (quasi 35.000 solo a Roma) , con un consumo di suolo giornaliero pari a quasi 5 ettari di nuovo territorio perso ogni giorno (sono circa 70 a livello nazionale). Il 7% del consumo giornaliero in Italia è concentrato nelle 51 città analizzate. In testa Napoli e Milano che hanno ormai consumato più del 60% del proprio territorio comunale».

La maggior parte dei Comuni indagati ha destinato a verde pubblico meno del 5% della propria superficie. Il “primato” per la tutela di più alte quote di aree naturali  va a Messina, Cagliari e Venezia che rivendicano le più alte quote di aree naturali protette, fondamentali per la conservazione della biodiversità urbana. 

Già qualche tempo fa, l'Ispra aveva annunciato dati allarmanti nell'ambito del convegno “Il consumo di suolo: lo stato, le cause e gli impatti”. Negli ultimi anni, infatti, il consumo di suolo in Italia è cresciuto ad una media di 8 metri quadrati al secondo e la serie storica dimostra che si tratta di un processo che dal 1956 non conosce battute d’arresto. Si è passati dal 2,8% del 1956 al 6,9% del 2010. In altre parole, sono stati consumati, in media, più di 7 metri quadrati al secondo per oltre 50 anni. Questo vuol dire che ogni 5 mesi viene cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli e ogni anno una pari alla somma di quella di Milano e Firenze. In termini assoluti, l’Italia è passata da poco più di 8mila km2 di consumo di suolo del 1956 ad oltre 20.500 km2 nel 2010, un aumento che non si può spiegare solo con la crescita demografica: se nel 1956 erano irreversibilmente persi 170 m2 per ogni italiano, nel 2010 il valore raddoppia, passando a più di 340 m2.

Eppure gli strumenti di tutela a questo disastro ci sarebbero, se solo fossero applicati, come la VAS, Valutazione Ambientale Strategica. «La valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente naturale», spiegano ancora dall’Ispra, «è stata introdotta nella Comunità europea dalla Direttiva 2001/42/CE, detta Direttiva VAS, entrata in vigore il 21 luglio 2001, che rappresenta un importante contributo all’attuazione delle strategie comunitarie per lo sviluppo sostenibile rendendo operativa l’integrazione della dimensione ambientale nei processi decisionali strategici. La valutazione ambientale di piani e programmi che possono avere un impatto significativo sull’ambiente, secondo quanto stabilito nell’art. 4 del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i. (successive modifiche e integrazioni), ha la finalità di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione, dell’adozione e approvazione di detti piani e programmi assicurando che siano coerenti e contribuiscano alle condizioni per uno sviluppo sostenibile».



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