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Bisogna costruire reti vere di relazione e ascolto

Data: 17/10/2013
Categoria: News Associazioni Lecce e provincia

L'auspicio viene da don Raffaele Bruno presidente dell'associazione "Il bruco" che interviene sulla possibilità di istituzionalizzazione delle pene alternative al carcere e i percorsi di rieducazione del detenuto

«Bisogna ripartire dall'ascolto del detenuto e costruire reti vere, fatte di persone e storie reali. Il volontariato è vero se i deboli sono i protagonisti della loro rinascita e perché accada devono essere ascoltati». È con queste parole che don Raffaele Bruno, presidente dell'associazione “Il bruco”, impegnata nell'Istituto Borgo San Nicola di Lecce, ha commentato il processo partecipativo finalizzato alla realizzazione di una proposta di legge sulle pene alternative al carcere e i percorsi di rieducazione del detenuto. L'intento è di istituzionalizzarle per combattere il sovraffollamento delle carceri e incentivare  trattamenti rispettosi del senso di umanità e dei diritti. In campo soprattutto le associazioni e le organizzazioni non profit che operano nel settore carcere, il centro nazionale per il volontariato, il Seac (Coordinamento Enti e Associazioni di Volontariato Penitenziario) e la Conferenza nazionale volontariato e giustizia. 

Oggi un detenuto costa circa 150 euro al giorno. In comunità, se introdotto in percorso alternativi di recupero, il costo scende a 50 euro. Un risparmio di 36.500 euro l'anno per ciascun detenuto.

«Si tratta indubbiamente di un'esperienza importante – continua Bruno – considerando soprattutto i dati sulle recidive: dopo il carcere sono al 70% mentre con le pene detentive scendono al 30%. Il punto, però, è che bisogna ridefinire il rapporto tra il volontariato e l'area dell'esecuzione penale». In questi giorni in cui si parla ancora di indulto e amnistia, è difficile dimenticare l'esperienza del 2006, quando la società civile non era ancora pronta ad accogliere in maniera efficace i tanti detenuti usciti dagli istituti e lasciati, al più, soli.

L'intento della proposta di legge è di ribadire il principio del finalismo rieducativo della pena interpretato come un concetto di “relazione”. «I detenuti – chiosa Bruno – sono delle risorse: non bisogna solo andar loro incontro pensando di aiutarli, ma considerare la loro opera utile alla società tutta».



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