Quanta natura sprechiamo?
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Secondo l'indagine del WWF gli italiani sprecano annualmente a testa 316 euro per generi alimentari non consumati e il 90% di loro pensa che la colpa sia da additare a comportamenti poco attenti

La società degli sprechi conquista nuovi “record”. Secondo il Rapporto del WWF "Quanta natura sprechiamo" realizzato con la collaborazione scientifica della Seconda Università di Napoli, ogni anno i consumatori italiani spendono 316 euro di cibo in generi alimentari non consumati e, quindi, spediti direttamente dallo scaffale (o dalla credenza) al bidone della spazzatura. Sono circa 49 kg di cibo. Un dato sconvolgente di cui sono responsabili non solo i consumatori, ma anche del sistema produttivo che troppo spesso perde cibo e risorse lungo la filiera, fino al 50% delle perdite totali, prima ancora che arrivino in tavola.
Uno spreco che, secondo l'indagine GFK Eurisko con la collaborazione di Auchan e Simply, il 90% dei consumatori considera come un problema serio ed individua la principale causa in comportamenti poco attenti. Oltre il 70% ritiene che sia molto importante sensibilizzare i cittadini sui temi dello spreco e attribuisce un ruolo primario ai cittadini stessi che potrebbero educare i più disattenti, in particolare le generazioni più giovani.
Lo spreco di cibo (quasi un miliardo e mezzo di tonnellate all’anno) contrasta con la piaga della denutrizione, che colpisce quasi 1 miliardo di persone. Ma alla spreco di cibo si associa anche uno spreco di natura. Nel 2012, in Italia sono stati sprecati fino a 1226 milioni di metri cubi d'acqua per produrre cibo finito nei rifiuti, 24,5 milioni le tonnellate equivalenti di CO2 immesse inutilmente in atmosfera per produrre beni alimentari sprecati, pari a circa il 20% delle emissioni di gas serra del settore dei trasporti e circa 228.900 tonnellate di azoto reattivo contenuto nei fertilizzanti. Il 36% dell’azoto immesso nell’ambiente poteva dunque essere evitato.La maggior parte degli sprechi riguardano prevalentemente carne e cereali, in misura minore frutta e verdura, tuberi, latte e derivati. Il Wwf, infatti, spiega che il peso ambientale di quello che sprechiamo dipende sia da quanto sprechiamo sia da cosa, in quanto ogni alimento ha una propria impronta ambientale che dipende dalla sua filiera di produzione: lo spreco di 1 kg di carne “costa” all’ambiente 10 volte la quantità di gas serra e di azoto reattivo richiesti da 1 kg di pasta. Lo spreco di 1 kg di manzo utilizza invano 594 litri di acqua a fronte dei 15 litri per lo stesso quantitativo di pasta. Quindi, anche se i cereali rappresentano il 35% della massa di cibo tipicamente sprecato, mentre la carne, alimento più caro e pregiato, ne rappresenta il 12%, i loro impatti ambientali sono comunque elevati.
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