Razzisti per legge
Categoria: Un libro a settimana
Un libro di Clelia Bartoli sulle contraddizioni della Costituzione italiana che proclama uguaglianza e poi alimenta un sistema di discriminazione verso le persone straniere

La Costituzione italiana proclama l’uguaglianza e proibisce la discriminazione razziale nella promozione dei diritti e dell’equità. Nonostante gran parte degli italiani ritenga il razzismo uno cosa sbagliata e non manchino cittadini che si prodigano a favore degli esclusi e sebbene siano in netta minoranza quelli che vorrebbero commettere atti di violenza nei confronti di ‘neri, ebrei, rom o immigrati’, l’Italia - secondo la tesi argomentata da Clelia Bartoli docente di Diritti umani nella Facoltà dell’Università di Palermo – “è un paese razzista” e non in ragione di qualche "balordo" di turno o di qualche “fanatizzata” e “squilibrata mela marcia” che commette isolati atti, ma per cause “capillari ed estese”.
Secondo l’autrice infatti, si è avviata in Italia “la costruzione di un sistema razzista, reso efficace e duraturo dalla legge”. Il proposito della stesura del libro sta proprio nel focalizzare l’attenzione su quella “discriminazione ad opera dello Stato”, di cui sono vittime in Italia le persone di origine straniera e approfondire una delle più deleterie e meno visibili delle tipologie di razzismo il “razzismo istituzionale made in Italy”, quel complesso di norme e politiche che tracciano una linea di separazione tra chi ha diritti e chi possiede solo incerte e revocabili concessioni. Il lavoro è il frutto di studi, discussioni, riflessioni teoriche, di storie di casi gravi e lievi, interviste ed esperienze. Non manca nelle conclusioni, un decalogo per ripensare a politiche nuove e a modi virtuosi di governare l’immigrazione; che passino ad esempio dalla lotta all’immigrazione, alle cause delle migrazioni, dall’emergenza ai progetti, verso una cittadinanza di condivisione e partecipazione.
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