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Armi italiane nei conflitti: sospendere le forniture al Pakistan

Data: 15/11/2007
Categoria: Altre News
È la richiesta al Governo italiano della Rete Italiana Disarmo (RID), la rete nazionale di associazioni per il controllo degli armamenti, in risposta alla proclamazione dello stato di emergenza ed alla sospensione della Costituzione attuata nei giorni scorsi dal generale pakistano Pervez Musharraf.
"In base alla legge italiana sul commercio delle armi (legge 185/1990) la sospensione delle autorizzazioni concesse è possibile e sarebbe un segnale forte dell'Italia nei confronti della comunità internazionale di fronte alla negazione della democrazia nel Paese asiatico" - afferma Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Disarmo. "Il governo olandese ha deciso di bloccare gli aiuti al Pakistan in quanto considera la proclamazione dello stato di emergenza una sorta di colpo di stato" - sottolinea Vignarca. Alla luce della legge italiana - che vieta le esportazioni di armi ai "paesi in stato di conflitto" e "i cui Governi siano responsabili di accertate violazioni da parte ONU, UE e Consiglio d'Europa" - appare comunque singolare che il Pakistan, retto dal regime del generale Musharraf giunto al potere nel 1999 con un golpe militare, sia diventato nell'ultimo quinquennio uno dei principali acquirenti di armi italiane. "Secondo i dati ufficiali della Presidenza del Consiglio nel 2006 sono state consegnate a Islamabad armi per quasi 40 milioni di euro e sono state autorizzate vendite per 23 milioni di euro, relativi a componentistica aerea, navale e terrestre, nonchè forniture di servizi militari per 5 milioni di euro. Nel 2005 sono state autorizzate vendite per oltre 50 milioni di euro per sistemi di direzione di tiro per veicoli blindati e consegne pari a 13 milioni di euro" - evidenzia Maurizio Simoncelli di Archivio Disarmo, aderente alla Rete Disarmo. "In particolare l'Italia ha venduto al Pakistan i radar aerei per i Mirage che possono essere utilizzati anche per trasportare armamenti atomici" - aggiunge lo studioso di temi militari. Il Pakistan, inoltre, è una potenza atomica non dichiarata in spregio del diritto internazionale. "Islamabad è dotata di ben 60 testate nucleari, realizzate al di fuori del Trattato di Non Proliferazione nucleare (come anche l'India e Israele), rappresentando un ulteriore motivo di tensione nell'area" - sottolineano con preoccupazione i ricercatori di Archivio Disarmo. Va ricordato, poi, che il Pakistan è da oltre un decennio in stato di tensione con l'India per i territori del Kashmir dove - come segnala un rapporto del Parlamento Europeo del maggio scorso - il governo di Islamabad "non sta tutelando con azioni adeguate i diritti delle libertà fondamentali e i diritti delle donne, dei bambini e delle minoranze". L'ultimo rapporto di Amnesty International evidenzia inoltre per quanto riguarda il Pakistan "detenzioni arbitrarie e sparizioni forzate", "uso eccessivo della forza e uccisioni illegali avvenute nella completa impunità", "mancata protezione delle minoranze", violenza sulle donne vittime di "delitti d'onore" e il perdurare della pena di morte. "Una situazione ulteriormente peggiorata dalla dichiarazione dello stato d'emergenza, il 3 novembre, che ha determinato centinaia di arresti arbitrari e colpito duramente la comunità locale degli attivisti per i diritti umani" - ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce della Sezione Italiana di Amnesty International. "Nonostante le recenti Relazioni del Ministeri degli Esteri segnalino un 'cauto alleggerimento" delle "rigide restrizioni applicate in passato verso India e Pakistan", le esportazioni di armi italiane verso Islamabad sono in costante incremento fin dal 2000 e, con oltre 210 milioni di euro di autorizzazioni e 175 milioni di consegne, il regime del generale Musharraf è diventato uno dei dieci principali clienti dell'industria militare italiana degli ultimi anni" - aggiunge Giorgio Beretta che per l'Osservatorio sul commercio di armi (Os.C.Ar. di Ires Toscana) ha svolto un'analisi sull'esportazione quindicennale di armi italiane. Infine va aggiunto che il Pakistan è un importante cliente dell'industria bellica italiana anche in altri settori: secondo le analisi di Archivio Disarmo nel solo 2005 ha acquistato una mole significativa di armi piccole e leggere ad uso civile dall'Italia per 3,8 milioni di euro di cui la quasi totalità pistole, mentre negli anni precedenti (tra il 1999 e il 2003) aveva acquistato armi piccole e leggere per 3,4 milioni di euro. Nella situazione attuale vi è il grave rischio che le forniture di armi piccole e leggere contribuiscano direttamente alle violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali in atto. È quindi indispensabile un forte segnale di responsabilità al Governo, dal quale attendiamo inoltre una risposta in merito alla nostra precedente richiesta di sospensione di vendite di armi alla Turchia".


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