Condotta sottomarina, la LIPU dice no
Categoria: News Associazioni Lecce e provincia
Il progetto proposto per il depuratore di Gallipoli viene smontato pezzo pezzo dalla LIPU che chiede un programma basato su depurazione naturale e riuso, in modo da evitare la necessità dello scarico

La LIPU - "Litorale Ionico leccese” presenta il proprio piano di gestione delle acque reflue di Gallipoli, chiedendo di tutelare i due corpi idrici fondamentali: la falda e il mare. L'associazione smonta pezzo pezzo il progetto comunale che prevede la realizzazione di una condotta sottomarina per recapitare i reflui in uscita che, a detta dei volontari, è stata pensata senza studiare i fondali marini, le correnti, le possibili conseguenze sugli ecosistemi, senza fare un'analisi costi-benefici.
«Quello che si può fare oggi – spiega Luciano Scarpina, delegato della Lipu – è creare un recapito, un'area umida artificiale o da rinaturalizzare, che raccolga le acque che non vengono indirizzate al riuso in un ecosistema capace di depurare ulteriormente e al contempo garantire l'azzeramento dello scarico a mare (se non per emergenze) e la ricarica della falda: depurazione naturale + riuso = scarico zero!»
L'associazione ribadisce, inoltre, che il Piano di LIPU - "Litorale Ionico leccese” Tutela delle Acque, come tutti gli strumenti di pianificazione, è un patto con i cittadini e se dovrà essere cambiato, allora andrà ridiscusso con i cittadini, in un'ottica di "copianificazione". Attualmente il Piano di Tutela delle Acque, prendendo atto del grave stato di salute della falda, caratterizzata da una preoccupante fenomeno di contaminazione salina, prevede per Gallipoli la strategia del riuso proprio a tutela della falda. Una situazione che cozza considerevolmente con la realizzazione della condotta, soprattutto se si considera che il mare di Gallipoli non risulta inquinato.
Ecco, nello specifico, le valutazioni dei volontari della Lipu in merito al progetto della condotta:
La baia a nord di Gallipoli è il luogo meno adatto per recapitare i reflui. È una baia caratterizzata da bassi fondali, basti sapere che la batimetrica dei - 35 metri si trova a 8 chilometri dalla costa! La profondità di 35 metri è quella che si può considerare di sicurezza nel nostro mare nell'ottica del recapito dei reflui, perché è oltre quella profondità che si può garantire con una certa sicurezza che ciò che si scarica sul fondale non risalga trascinato dalle correnti ascensionali che mescola gli strati al di sopra del cosiddetto termoclino. È inoltre evidente, per chiunque abbia dato uno sguardo alla carta geografica del Salento, che il tratto di costa è caratterizzato da una profonda insenatura. Questa forma "geografica" e la presenza di arenili sabbiosi attestano che questa insenatura è una zona a bassa dinamicità per le correnti marine. Nella stessa baia è presente un Posidonieto tutelato dal SIC ai sensi della Direttiva Europea 92/43. Si tratta di un habitat fondamentale per la qualità dell'ambiente marino, per il ruolo nell'ecosistema, per la presenza di elevata biodiversità ed anche per la funzione di freno al moto ondoso e di conseguenza all'erosione costiera. La presenza del SIC implica che un eventuale progetto di condotta dovrebbe comunque essere soggetto a procedura di Valutazione di Incidenza ai sensi della l.r. 11/2001 e ss.mm.ii. e ciò comporterebbe una approfondita fase di studio dell'ambiente ed in ogni caso un allungamento dell'iter burocratico. Va inoltre evidenziata la fragilità del Posidonieto rispetto ad un eventuale cambiamento dei parametri chimico-fisici delle acque. Un semplice intorbidamento potrebbe ostacolare il processo di fotosintesi e causare la morte di vasti tratti delle praterie di Posidonia.
Il nostro timore è che si voglia realizzare un pezzo di tubo così come viene, inutile e dannoso, giusto per togliere il cartello del divieto di balneazione, la classica soluzione all'italiana, la soluzione che non risolve, l'opera pubblica fine a se stessa.
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