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Da Lecce un appello per la cittadinanza onoraria

Data: 10/06/2013
Categoria: News Associazioni Lecce e provincia

A lanciarlo oltre venti associazioni tra cui la "Consulta dei Diritti Civili" del CSV Salento che chiedono al Comune di conferire la cittadinanza ai bambini figli di immigrati della città

Qualche settimana fa Lecce proprio il Tribunale di Lecce aveva sancito una sentenza storica proprio in merito alla questione dello Ius soli, attribuendo la cittadinanza a un ragazzo nato da genitori immigrati e non regolari. Oggi, sono oltre venti associazioni del capoluogo salentino a ribadire, ancora una volta, la necessità di una svolta in questo senso partendo da una richiesta ben precisa rivolta al Consiglio comunale di Lecce: conferire la cittadinanza onoraria ai bambini nati e residenti a Lecce, figli di genitori immigrati che frequentano le scuole elementari e/o medie inferiori in città, “compiendo così un gesto di alto valore simbolico pur se privo di valore legale”. Un gesto che va oltre simbolico e che, in attesa della discussione parlamentare della proposta di legge sullo Jus soli temperato, molti sindaci d'Italia hanno già sposato consegnando ai bambini migranti, la cittadinanza onoraria prima che compiano 18 anni, l'età nella quale attualmente possono richiedere il passaporto italiano.

Portavoce di questa richiesta, l’associazione Lecce Bene Comune, d'intesa con tutte le organizzazioni che collaborano all’iniziativa, tra cui anche la "Consulta dei diritti civili" del CSV Salento. L'Odv ha già provveduto ad individuare un primo gruppo di bambini le cui famiglie si sono dichiarate d'accordo nell'accettare la cittadinanza onoraria leccese auspicando che il conferimento della cittadinanza sia fatto con una cerimonia pubblica in cui questi bambini siano protagonisti con le loro storie.

Ad oggi sono oltre 160 i Comuni che hanno voluto anticipare la riforma della legge sulla cittadinanza conferendo la cittadinanza onoraria, in varie forme, ai bambini nati in Italia, stabilendo che tutti i bambini sono cittadini, a prescindere dalla provenienza. Tra queste importanti città come Milano, Torino, Bologna, Napoli, Pordenone, Crotone, Catanzaro, Perugia, Savona, Arezzo, Cremona, Ferrara, Salerno, La Spezia. Ma l’elenco si allunga di settimana in settimana e includendo intere province come Pesaro-Urbino, Grosseto, Ravenna, Piacenza, Livorno e centri più piccoli come Sesto San Giovanni, Aversa, Cantù, Scandicci, Nichelino, Sant'Arcangelo di Romagna.
 
Secondo i dati Istat, aggiornati al 1° gennaio 2011, le persone immigrate, regolarmente residenti nel territorio di Lecce, risultano 6.058 unità, pari al 6% circa dell’intera popolazione cittadina (a queste presenze si aggiungono quelle degli immigrati cosiddetti “irregolari” non facilmente quantificabili). La presenza più consistente è quella di cittadini albanesi, a seguire quella di filippini, sri lankesi, cinesi, senegalesi e rumeni. Un recente studio promosso dalla Caritas Diocesana di Lecce evidenzia la situazione critica, a livello sociale ed economico, in cui vivono queste persone, collegabile anche all’inadeguatezza del territorio nell’attivare processi di integrazione ed inclusione sociale efficaci (Cfr. “Non Uno di Piu’ “ - Secondo rapporto 2012 su povertà ed esclusione sociale a cura dell’Osservatorio delle Povertà – Ed. Milella). Peraltro, la provincia di Lecce è anche tra le sei pugliesi quella con il più alto numero di minori stranieri non accompagnati: secondo il Rapporto 2012 dell’assessorato regionale al Welfare se ne contano 331 in totale di cui 291 non accompagnati.

Altra situazione particolare è quella costituita dai cittadini di etnia Rom residenti da molti anni nel campo sosta Panareo a Lecce: secondo i dati forniti da una recente indagine dell’OPI (Osservatorio provinciale per l’immigrazione), al 31 dicembre 2012, sono 230 di cui 132 adulti e 98 minori (poco più della metà, il 54%, sono donne). Quasi la metà dei residenti al campo sosta, il 46%, sono nati in Italia e ben il 30% è nato a Lecce, si tratta di una popolazione molto giovane, più del 75% ha, infatti, un’età inferiore ai 30 anni. Si tratta dunque di un’intera generazione nata e cresciuta all’interno di un campo sosta, che rivendica come priorità quella di uscire dal campo e inserirsi all’interno del tessuto urbano e sociale della città di Lecce, obiettivo che è perseguibile solo a patto di iniziare ad abbandonare definitivamente la logica segregante e discriminatoria dei campi. Un folto gruppo di rom risiede in casolari sperduti nelle marine leccesi.



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