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Io vi maledico

Data: 04/02/2013
Categoria: Un libro a settimana

Un'Italia rabbiosa e disorientata. E' quanto emerso dalle storie che Concita De Gregorio ha raccolto nel suo ultimo libro. dare voce a chi non ha voce, è l'intento. Sperando che la politica ascolti

La giornalista Concita De Gregorio si prova con un libro inchiesta. Il titolo riprende una frase che un operaio dell'Ilva ha scritto su una lapide di marmo e che ha posizionato davanti casa sua. E' anche la frase detta dalla figlia di un imprenditore suicida.  Quelli appena citati sono soltanto due esempi delle tante storie inserite nel libro e che sono tutte accomunate dalla rabbia, forte, che i protagonisti sentono. 

"Volevo scrivere un libro sul lavoro. Pensavo: è la perdita del lavoro l'origine del vortice di frustrazione, disillusione e paura che ci ha condotti qui. Non c'è altro da fare, oggi, che non sia dare voce a chi non ha voce - scrive nel prologo l'autrice -. E' quello il punto di rottura, il luogo in cui sparisce la solidariteà e il sentimento di condivisione che è alla base dell'ide adi democrazia. Perchè se non hai di cosa vivere ogni vicino è tuo nemico.[...]. Così ho cominciato a raccogliere storie di lavoro smarrito, negato, rubato". Gli intervistati provano rabbia, ma soprattutto frustrazione, perchè nessuno li ascolta. 
L'Italia appare come un Paese disorientato. La politica rimane impassibile, incapace di porre fine alle sofferenze.

E continua De Gregorio: "Sono tanti anni che seguo la politica molto da vicino, è il mio lavoro. Non avevo mai vissuto, tuttavia, niente di simile a quello che stiamo tutti quanti oggi vivendo. Un disorientamento così assoluto, una perdita repentina di ogni punto di riferimento. Una classe politica che ha rinunciato a occuparsi del fatto che la metà dei cittadini non va più a votare e si trincera dentro un recinto ogni giorno più esiguo, che canta vittoria quando dentro quella minoranza ottiene la maggioranza. Si vincono le elezioni, oggi, coi voti di un cittadino su dieci".Nel libro non ci sono, purtroppo, ricette per uscire fuori dal tunnel. Si ferma nel constatare la triste situazione.

Nella conclusione afferma: "Superficialità, disorientamento, fragilità, disincanto, rabbia, sono la malattia del tempo, e non solo di una generazione".   

 

Ed. Einaudi,

coll. Stile libero big

pag. 192



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