Privati dell'acqua? Tra bene comune e mercato
Data:
22/08/2011Categoria: Un libro a settimana
Una puntuale analisi dello stato di tutela dell'acqua puibblica a cura di Massarutto Antonio. Edito da il Mulino
ACCA DUE O si intitola, giocando sulla formula della molecola, un educativo spettacolo teatrale che parla di acqua, di un tesoro in forma liquida, ma che siamo abituati a considerare poco, se non nulla, tanto irrilevante appare la sua bolletta rispetto a quelle di luce o gas.
Eppure l“acqua, di cui l“Italia è pur ricchissima, non è un bene scontato. Nè tanto meno così gratuito quanto pensiamo. Acquedotti "colabrodo", laghi e fiumi ridotti a "fogna", rubinetti "che funzionano a singhiozzo", buchi nei bilanci: quello idrico è un settore che si sta industrializzando e che mobilita risorse importanti che lo stato e la fiscalità non possono mettere a disposizione e che vanno perciò ricercate sul mercato. Da qui le proposte di legge su cui anche la cittadinanza è stata da poco chiamata ad esprimersi. Molti cittadini, infatti, reagiscono con sconcerto a queste iniziative di legge, prima e di privatizzazione, subito dopo, temendo che si precluda l“universalità dell“accesso all“acqua, a un bene comune "chiacchiere" dei venditori in bottiglia, viene distribuito con alta qualità e garanzia.
Anche dal lato ambientale, in Italia, si sono fatti molti progressi, specie in rapporto agli anni del miracolo economico, quelli in cui si sono avvelenati corsi d“acqua che adesso risorgono.
Eppure vi è ancora molto da fare, sia a livello tecnico sia a livello naturale. Il nostro sistema idrico soffre di carenze strutturali, mancando, letteralmente, di pezzi, mentre le direttive europee in campo ambientale sono ancora un traguardo lontano dall“essere raggiunto. Così, un modello di gestione locale, unitamente alla favorevole disponibilità di risorse che il nostro territorio offre, sono situazioni che, pur funzionando oggi, devono fare i conti con la sempre maggiore domanda di acqua del domani, anche in virtù degli scenari previsti dai cambiamenti climatici di cui già si sperimentano i primi effetti. Questo libro, allora, offre una prospettiva diversa, partendo da un“analisi del contesto normativo e strutturale che ha il bene acqua nel nostro Paese, così da muovere, scientemente, il quesito se sia possibile coinvolgere il privato senza che essa diventi "dei privati". Modernizzare il settore e trasferire l“onere di finanziarlo dalla fiscalità alle tariffe pagate dagli utenti, senza che questo comporti esclusione sociale e diritti negati è la sintesi dell“ipotesi che Antonio Massarutto solleva nel suo libro, portando ad esempio l“esperienza di altri paesi, che ci dimostrano la sua fattibilità, purchè si sfugga alla retorica, all“ideologia, alle molte trappole del buon senso comune. Mentre il Paese discute se il mercato sia di destra o di sinistra, rimangono al palo gli investimenti e le manutenzioni. Continuando così, ad essere "privati dell“acqua" saranno le generazioni future.