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275, la strada controversa

Data: 20/06/2011
Categoria: News Associazioni Lecce e provincia
Sorprendente decisione del Consiglio di Stato sulla 275 che ha rigettato il ricorso delle associazioni in quanto non rappresentative dell'interesse comune
Sembrerebbero inutili gli sforzi delle associazioni ambientaliste che da anni si battono per bloccare il raddoppio della strada statale 275 nell'ultimo tratto, il più incontaminato. Il prolungamento della statale LecceMaglie di ulteriori 40 km, probabilmente si farà. Il progetto, pensato in seguito al completamento del corridoio intermodale adriatico, era stato previsto per raggiungere con più facilità Leuca, attraverso l“allargamento dell“attuale asse tra Maglie e Montesano Salentino e la realizzazione di un nuovo tracciato tra Montesano e il Capo, evitando l“attraversamento dei comuni di Montesano, Lucugnano, Alessano, Montesardo e Gagliano del Capo. La battaglia contro la cementificazione del territorio, era stata avviata dalle associazioni ambientaliste ed aveva visto al suo fianco anche la Regione Puglia. Solo nell“ultimo periodo, però, è giunta la ritirata regionale, che con la resa ha rinunciato al ricorso finale a Palazzo Spada e ha accettato di fatto la realizzazione dei cantieri per il percorso a quattro corsie della statale fino a San Dana, una delle frazioni di Gagliano, e fino a Santa Maria di Leuca. La decisione definitiva del Consiglio di Stato, salvo il ricorso dei proprietari terrieri interessati, al ricorso presentato dalle associazioni dopo il ritiro di quello della Regione Puglia aveva già reso più difficile la lotta che da anni le associazioni portano avanti per la tutela del territorio. A questo si aggiunge la "beffa" delle motivazioni appena depositate: il Consiglio di Stato si è espresso definendo improcedibile il ricorso d“appello delle associazioni in quanto le stesse non sono rappresentative di un interesse della comunità locale in quanto molte di queste sono nate appositamente per evitare il raddoppio della statale. Uno schiaffo a quel principio di sussidiarietà secondo cui le istituzioni dovrebbero favorire la cittadinanza attiva e, quindi, riconoscerne la voce. Uno schiaffo che non riconosce anni di normative successive alla legge 349/86 citata nel dispositivo e che fanno della sussidiarietà orizzontale il principio fondante di tutte le politiche di welfare: dalla legge 266/91 (volontariato), alla 383/2000 (promozione sociale), alla modifica del titolo V della Costituzione con l'art. 118. Sorprendente anche l'esultanza con cui la Provincia di Lecce ha accolto la notizia della pubblicazione del dispositivo. Un Ente che, in quanto istituzione, dovrebbe promuovere tutte le prassi per far sì che quella sussidiarietà prenda corpo in azioni concrete sul proprio territorio. La fretta con cui è stata emessa la sentenza, oltre alle altre valutazioni nel merito, sollecitano gli ambientalisti a pensare che nella realtà si nasconda altro: ad esempio, una grande paura che l'affare del secolo possa prima o poi saltare e con esso il partito dei costruttori.


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