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Essere differenti è normale, anche nello sport

Data: 22/03/2011
Categoria: News Associazioni Lecce e provincia
Presentato a Roma un vademecum per la pratica sportiva delle persone con sindrome di Down. Aipd Nardò: “Alcune esperienze positive, ma ancora lavoro da fare anche a livello delle famiglie”
Si chiama "Orientamenti sulla pratica sportiva per gli atleti con sindrome di Down" ed è un vero e proprio vademecum promosso da CoorDown (Coordinamento nazionale delle associazioni delle persone con sindrome di down) e Fisdir, Federazione italiana sport disabilità intellettiva e relazionale. Il documento, accompagnato dallo slogan "Essere differenti è normale, anche nello sport" e presentato a Roma in occasione della Giornata internazionale delle persone con sindrome di Down, vuole essere uno strumento per fornire informazioni alle famiglie e alle varie associazioni che si occupano di disabilità con indicazioni di natura medica, legislativa e con tutti i riferimenti utili per avviare la pratica sportiva. L“iniziativa vuole essere anche uno spunto per i tecnici delle società sportive affinchè facciano la loro parte nell“incoraggiare la partecipazione di tutti. La collaborazione tra federazioni sportive e associazioni che si occupano di disabilità, infatti, appare un binomio positivo e importante per raggiungere l“obiettivo della completa inclusione. Un obiettivo certamente non facile anche nella provincia di Lecce, come sottolinea Maria Teresa Calignano, coordinatrice tecnica dell'Aipd (Associazione italiana persone down) di Nardò, perchè "lo sport è ancora visto tendenzialmente come momento riempitivo del tempo piuttosto che attività concreta capace di apportare benefici e da agevolare. Ci sono alcune esperienze positive, altre che pongono difficoltà a cui bisognerebbe essere in grado di rispondere con personale presente e spazi adeguati". Utili certamente nel vademecum le informazioni soprattutto dal punto di vista normativo e delle modalità per aiutare le famiglie. "Anche a livello delle famiglie infatti c'è del lavoro da fare precisa Calignano -, per far passare il messaggio dell'importanza di non medicalizzare tutto quello che i ragazzi fanno. Al di là della riabilitazione vera e propria, c'è la pratica sportiva come attività capace di coinvolgere e di dare soddisfazione".


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