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Carcere: “occorre una nuova politica della pena”

Data: 09/02/2011
Categoria: Altre News
Secondo il Sindacato di polizia penitenziaria è impensabile una rieducazione in linea con quanto prevede la Costituzione di fronte all'attuale situazione di sovraffollamento e carenza di organico
"È vero, come ha detto il Presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini, che i capisaldi di un moderno sistema penale passano attraverso la garanzia dell'effettività della pena e della rieducazione del condannato. Ma, soprattutto in questo caso, la teoria mal si concilia con la pratica". Lo ha rilevato Donato Capece, segretario generale del Sappe, il Sindacato autonomo di Polizia penitenziaria. Secondo Capece, "l'attuale situazione carceraria nazionale viola la Costituzione e in particolare l'articolo 27: è un dato di fatto. Quale trattamento penitenziario si può fare quando, come oggi, quelle celle in cui potrebbero starci 43mila persone ne ospitano 68mila, per di più controllate da donne e uomini della Polizia penitenziaria che sono ben 6mila in meno di quelli previsti? Non è possibile, come succede oggi, avere nella stessa cella condannati e imputati o soggetti in attesa di giudizio. Ma è proprio dal mondo della politica, distratta invece da tutt'altro, che dovrebbe arrivare quella risposta al costante sovraffollamento carcerario che invece non arriva". Il Sappe rinnova l'auspicio "di una svolta bipartisan di Governo e Parlamento per una nuova politica della pena, necessaria e non più differibile, che ripensi organicamente il carcere e l'istituzione penitenziaria, anche alla luce della sostanziale inefficacia degli effetti dell'indulto. Serve insomma una nuova politica della pena, in Italia. E auspichiamo che sia proprio il Presidente della Camera dei Deputati a favorire questo percorso".


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