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Diario di un addio

Data: 15/12/2010
Categoria: Un libro a settimana
Cinque anni accanto al padre in coma: un diario a fumetti che rompe il silenzio intorno al dramma nascosto di almeno 2500 famiglie in Italia
Cinque anni accanto al padre in coma, in bianche stanze d“ospedale. Con un taccuino sempre a portata di mano per disegnare i volti, le attese, i silenzi: quella condizione di "vita sospesa" che, oltre al malato, finisce per coinvolgere familiari e amici. » questa la difficile, delicata materia di "Diario di un addio", il graphic novel d“esordio di Pietro Scarnera, giovane autore di fumetti vincitore del Premio Komikazen, bolognese d“adozione, che dalla sua esperienza di figlio di un paziente ha tratto un libro di parole e immagini: quei disegni nati in ospedale, forse per esorcizzare incertezze, angosce e paure, hanno preso la forma di un racconto autobiografico. Per spiegare agli altri che cosa significa davvero avere un familiare in coma. Non ci sono mezze misure. Delle persone in stato vegetativo, in Italia, si parla poco, oppure molto ma spesso a sproposito. Accade quando si accendono brevemente i riflettori su un "caso": l“ultima volta, un anno e mezzo fa, per Eluana Englaro. Intorno al suo corpo, alla battaglia di suo padre Beppino per sospendere l“alimentazione forzata, si sono spesi fiumi di parole e polemiche. Sull“autodeterminazione del proprio destino, sui confini tra vita e morte. Poi naturalmente, morta Eluana e svanita l“occasione mediatica, è calato di nuovo il silenzio. E i familiari delle persone in stato vegetativo sono rimasti, come prima, abbandonati a se stessi. Il fumetto di Scarnera, forse mosso anche dal caso Englaro, rompe questo silenzio intorno al dramma nascosto di almeno 2.500 famiglie in Italia. Ma lo fa senza proclami. Raccontando il proprio vissuto, l“autore si guarda bene dal prendere una parte nel dibattito. Non vuole gridare o convincere, ma solo raccontare un“esperienza. Fatta di attese, incubi e paure, dubbi e deboli speranze. Dei sentimenti di chi ha visto scomparire una persona amata, eppure continua ad averla sotto gli occhi ogni giorno. » materiale intimo e delicato. Come il tono della narrazione, con le tenui bicromie e i grandi spazi bianchi dei reparti di rianimazione dove si svolge gran parte della storia. Il libro ospita anche due interventi di Beppino Englaro e Fulvio De Nigris, fondatore della Casa dei risvegli di Bologna e direttore del Centro studi per la ricerca sul coma. Alle parole che non bastano mai, per attraversare i territori del dolore e della perdita, il racconto a fumetti aggiunge il disegno. Che in questo diario serve a tanti scopi. Prima di tutto a farci vedere la realtà di chi è in coma e dei luoghi di cura: le macchine per nutrirsi e la tracheostomia, le piaghe, i cateteri e il lento decadere del corpo, i tremori e i movimenti degli occhi che fanno restare gli altri aggrappati alla speranza di un improbabile risveglio. Scarnera disegna tutto, senza sconti nè astrazioni: con tratto fine e stilizzato, non realistico, ma non per questo meno preciso. Ma soprattutto il disegno, la narrazione per immagini, è il suo modo per esorcizzare la paura e il senso di impotenza di un figlio davanti al padre malato. Ed è anche un modo per ricostruire l“immagine del padre stesso che il coma ha mandato in pezzi. » la memoria di un uomo che ritorna intera e viva, fissata con carta e matita, al termine di questo graphic novel che è in fondo un percorso di ricerca. Dice Lorenzo Mattotti, un maestro del graphic novel contemporaneo, che una delle sfide del buon fumetto è riuscire a raccontare gli itinerari interiori. Non le azioni ma la contemplazione, i sentimenti, le emozioni e le cose impalpabili. Una scommessa vinta poche volte: di sicuro il piccolo, intenso "Diario di un addio" è una di queste.


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