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Piano di rientro, il terzo settore pugliese preme

Data: 18/11/2010
Categoria: News Associazioni Lecce e provincia
L'obiettivo è sollecitare il governo all'approvazione in tempi brevi, “perchè a pagare non siano sempre i più deboli”. Il rischio è la perdita di 500 milioni per la sanità della regione
» alto il coro di voci di protesta che si alza dal terzo settore pugliese per sollecitare il governo nazionale e tutte le parti coinvolte all'approvazione in tempi brevi del piano di rientro della sanità pugliese. E per farlo le organizzazioni hanno inviato una lettera aperta indirizzata al presidente del consiglio dei ministri, ai ministri dell'economia, salute e rapporti con le regioni, al presidente della giunta della regione Puglia e all'assessore regionale per le politiche della salute. Le motivazioni che spingono le associazioni a prendere posizione di fronte a questo problema sono chiare: "Sempre più spesso si legge nella lettera - i nostri concittadini chiedono aiuto alle organizzazioni di terzo settore lamentando l'impossibilità di sottoporsi a terapie, interventi e/o esami ed indagini indispensabili per la loro sopravvivenza. In tanti sono costretti a rinviare anche di un anno una cura che potrebbe salvare loro la vita". Da qui il richiamo all'assunzione di responsabilità: "Ogni azione di buon governo non può prescindere dal rispetto di quelle norme etiche e civili di base che rappresentano il fulcro su cui si costruisce e si regge uno Stato. Una comunità può progredire solo se è in grado di garantire la sopravvivenza dei propri membri: anche questa è una regola inderogabile con una sua logica molto stringente. Per questo chiediamo che il necessario risanamento economico e finanziario della sanità pugliese non venga costruito sul sacrificio dei più deboli". Oltre tutto, come ricordano le associazioni e le cooperative sottoscrittrici, il rischio è quello di perdere fondi essenziali all'efficace erogazione delle prestazioni sanitarie pugliesi. "Siamo preoccupati che la mancata approvazione del piano di rientro in tempi rapidi, possa comportare la perdita dello stanziamento di 500 milioni di euro a favore del servizio sanitario pugliese. Una simile eventualità comporterebbe la condanna a morte per molti nostri concittadini, soprattutto per chi a stento è riuscito a sopravvivere fino ad oggi a condizioni di povertà e di sofferenza". Leggi qui la lettera aperta!
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