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Io madre di mia suocera

Data: 04/10/2010
Categoria: Un libro a settimana
L'autrice racconta la propria esperienza di vita accanto ad un malato di Alzheimer. Con l'obiettivo di garantire alla persona quella dignità che la malattia toglie
"Io madre di mia suocera" si intitola il libro di Monica Follador. "Provare a riportare Denis, seppur per qualche attimo su questo pianeta non ha mai condotto a nulla di buono, semmai a qualche accesa discussioneÖcome tra extraterrestri provenienti da mondi diversi". Racconta così la sua esperienza Monica Follador, che da 15 anni accudisce la suocera affetta da Alzheimer. Una malattia che rivoluziona la vita di chi ne è affetto ma anche quella dei familiari: "arrivi al punto di chiederti se sei tu la pazza o è leiÖ e forse, in qualche circostanza non c“è rispostaÖ". Perdita dell“autonomia, della percezione e della consapevolezza degli aspetti anche più banali e scontati della vita. Denis non sa quale è la sua età, nè quanti figli ha, perde il controllo, a volte è aggressiva. Non accetta di sbagliare. Il gesto banale di abbassare la maniglia per aprire una porta non è più scontato, una porta che si apre in una casa che non è più casa sua. L“autrice racconta gli interventi e le strategie attuate, le piccole bugie, il non sapere a chi chiedere aiuto e la voglia di fare ugualmente una vita pressochè normale. Progetti di vita quotidiani e di amicizia, conforto e lealtà. Con spirito coraggioso, intraprendente e pieno di fiducia ogni giorno può essere ricco anche di fantasia e divertimento, come quando nonna Denis racconta dei suoi innumerevoli figli (in realtà ne ha solo uno) o delle volte che è stata a pranzo con gli dei dell“Olimpo. Cosa più sconvolgente è che lei è convinta di aver vissuto davvero queste situazioni e ai familiari, scrive la Follador "non resta che sorridere lasciandoglielo credere". Uno dei lati positivi di respirare questa malattia nell“aria è la scoperta della gratuità. "Inutile continuare a sbraitare perchè mangiano la minestra con la forchettaÖsiamo noi che dobbiamo mettere in tavola solo cucchiaiÖ" Occorre garantire ai malati di Alzheimer quel minimo di dignità che la malattia toglie. Loro ne hanno diritto dice la Follador, e noi il dovere. Alla fine del libro il decalogo del "Caregiver" ossia colui che presta le cure e in questo caso al malato di Alzheimer. Chiusura tenera grazie alla lettera di Riccardo dedicata alla nonna Denis. L'autrice ha in dono la capacità e il coraggio di raccontare un dramma soffermandosi anche sugli aspetti divertenti e imprevedibili di un quotidiano simile.


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